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'Baby gang? Soprattutto magrebine, dato oggettivo che noi affrontiamo e la sinistra nega'

'Baby gang? Soprattutto magrebine, dato oggettivo che noi affrontiamo e la sinistra nega'

Il sindaco di Ferrara Alan Fabbri nell'incontro pubblico organizzato dalla Lega a San Cesario: 'Investiamo sull'integrazione ma chi sbaglia deve avere risposta ferma. A Ferrara la nostra linea ha premiato'


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'Dobbiamo avere il coraggio di dirlo chiaramente: il problema delle baby gang è in larga parte legato a una precisa componente culturale e sociale, quella di matrice nordafricana, riconducibile in molti casi a magrebini, tunisini e algerini, anche di seconda e terza generazione. Che contrastano direttamente i nostri valori e le regole della nostra società.
So bene che questo discorso può sembrare non politicamente corretto, ma credo che la verità vada detta, soprattutto quando si tratta di sicurezza e convivenza civile. E i risultati ottenuti nella mia città lo dimostrano: per affrontare un problema bisogna prima riconoscerlo nella sua realtà concreta. Lo abbiamo fatto rispetto alla mafia nigeriana, che la sinistra negava e lo stiamo facendo oggi rispetto ai problemi di sicurezza e ordine pubblico rappresentato dalle baby gang, grazie alla collaborazione delle forze di Polizia e dalla Polizia Locale che abbiamo fatto di tutto per dotare dei sistemi di difesa. Pensiamo che la sinistra non avrebbe voluto nemmeno la Polizia Locale armata e abbiamo dovuto armarla noi'.
 

Così Alan Fabbri, sindaco di Ferrara al secondo mandato, orgogliosamente riconfermato al primo turno alle ultime elezioni amministrative del 2024, in apertura dell'appuntamento organizzato a San Cesario dal locale gruppo Lega.
Con ospiti relatori Gianni Tonelli, responsabile dipartimento sicurezza e immigrazione Lega nazionale (già segretario nazionale Sap, Sindacato autonomo di Polizia e parlamentare Lega), Francesco Campobasso, Segretario nazionale per l'Emilia-Romagna e le Marche del Sappe (Sindacato autonomo Polizia Penitenziaria). Incontro moderato da La Pressa.Fabbri porta numerosi esempi dell'efficacia delle azioni portate avanti a Ferrara: 'Abbiamo agito con decisione contro la mafia nigeriana, quella che per anni la sinistra aveva detto che non esisteva. Abbiamo investito nella riqualificazione urbana, riaperto parchi che erano stati chiusi, restituito spazi pubblici alla cittadinanza. E i frutti si vedono: oggi Ferrara è una delle città con meno problemi di sicurezza legati a questi fenomeni, baby gang compresi, La linea è stata chiara. Investire sulla integrazione ma rispondere efficacemente sul fronte della sicurezza, quando queste persone sbagliano' in Emilia-Romagna. Non voglio semplificare, il problema è complesso ma va affrontato conoscendolo, E riconoscere che c'è un problema culturale e di incapacità di integrazione o mancata volontà di integrazione, anche a partire dal riconoscimento di diritti delle donne che i movimenti di sinistra ignorano, è un passo fondamentale per agire, anche a livello sociale. E lo vediamo nell'accesso ai servizi sociali.
La maggioranza sono nord-africani che da un lato non sono integrati a livello culturale rispetto a nostri modelli e valori e dall'altro però sono integrati benissimo con il sistema di welfare che sanno utilizzare e utilizzano molto, anzi in prevalenza, rispetto ad immigrati di altri paesi'.'Quando parliamo di baby gang – prosegue Fabbri - parliamo per lo più di giovani nordafricani che, pur vivendo qui da anni, non si sono integrati e agiscono spesso con un senso di impunità. Operano nei bar, nei parchi, nei treni, sugli autobus, infastidiscono anziani, donne, cittadini qualunque. E noi dobbiamo avere la forza di guardare in faccia la realtà, altrimenti continueremo a non risolvere nulla. La sinistra per anni ha minimizzato, ha ridotto tutto a un problema di “disagio sociale”, ma non basta giustificare: bisogna agire. Integrare, sì, ma con regole chiare. Non possiamo subire questi comportamenti senza reagire.
Ringrazio la polizia locale, gli assistenti sociali, chi ogni giorno si impegna sul campo. Ma serve di più. Serve una strategia nazionale, serve una reazione forte anche a livello giudiziario e carcerario. Perché se chi sbaglia non paga mai, allora lo Stato perde credibilità.
Mi preoccupa anche la condizione delle donne all’interno di queste comunità, spesso relegate a ruoli secondari, sottomesse.
Questo si riflette anche nei comportamenti di molti giovani verso le nostre ragazze, verso la nostra società, e non possiamo accettarlo. Non sono uno specialista, ma la mia esperienza da cittadino, sa sindaco rieletto e premiato dai cittadini, conosco perché ho vissuto e visto queste dinamiche in prima linea. E vi dico che serve un’azione educativa, culturale, repressiva e istituzionale coordinata. Le scuole, i servizi sociali, le politiche giovanili devono fare la loro parte, ma senza un cambio di passo da parte dello Stato – anche sul piano normativo e penale – tutto questo non sarà sufficiente'.Le armi spuntate dalla Forze di Polizia di fronte all'offensiva criminale, soprattutto quando si tratta di gruppi a prevalenza minorile di minori, sono lo spunto posto a Gianni Tonelli per il suo intervento:
'La battaglia per garantire una maggiore efficacia alle forze di polizia è stata continua, dal Diario di Sicurezza, trasformato nel tempo e ora in vigore come Decreto Sicurezza. Un provvedimento chiave, attualmente in discussione al Senato, che prevede l’introduzione di strumenti straordinari per migliorare il lavoro degli agenti'.Uno dei temi centrali sollevati è l’importanza degli strumenti a garanzie della forze di Polizia a delle telecamere nelle operazioni. Citando esperienze europee, Tonelli evidenzia come l’uso delle body-cam sia stato inizialmente ostacolato, per poi dimostrarsi essenziale nel garantire trasparenza e tutela sia per gli agenti che per i cittadini.
Tonelli ha poi illustra i dati dell'incidenza dei reati di natura predatoria commessi da stranieri sul totale per affermare che il collegamento tra immigrazione non gestita e sicurezza non si può negare.A queste criticità si aggiunge una riflessione ancora più ampia relativa al il sistema carcerario: 'In Italia è fallimentare' - ribadisce Campobasso. 'Negli ultimi 30 anni, le politiche adottate nei confronti del sistema carcerario e della Polizia Penitenziaria, ha portato a una deriva della gestione penitenziaria, con un numero insufficiente di agenti e strutture inadeguate alla sicurezza.
Campobasso ricorda la tragica rivolta al carcere di Modena nel 2001 e sottolinea l’assurdità di situazioni in cui un singolo agente deve vigilare su decine di detenuti senza strumenti adeguati, rischiando ogni giorno la propria sicurezza.A Modena, uno dei casi più eclatanti di crisi del sistema carcerario si è verificato cinque anni fa, con una rivolta senza precedenti che causò nove morti e danni ingenti alla struttura. Nonostante le Le nostre denunce sulla carenza di tutele per gli agenti partono dal 2003, ma negli anni nulla è stato fatto per prevenire eventi e situazioni simili'.Spazio nel dibattito è stato dato alle testimonianze dei cittadini, che hanno raccontato come la presenza delle baby gang stia cambiando radicalmente la vita quotidiana: paura di uscire la sera, rinuncia all’uso dei trasporti pubblici, abbandono di luoghi abituali. Una realtà che colpisce in particolare le famiglie e gli anziani nei piccoli centri.A concludere i lavori è stato Guglielmo Golinelli, coordinatore provinciale della Lega, che ha ribadito con forza l’importanza della certezza della pena e della necessità di un piano carceri serio ed efficace. “Chi delinque deve andare in carcere e rimanerci per il tempo previsto dalla legge – ha dichiarato – solo così possiamo restituire sicurezza alle nostre comunità e credibilità allo Stato di diritto”.Gianni Galeotti
VIDEO - L'intervento di Alan Fabbri, sindaco di Ferrara
Foto dell'autore

Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consigliere Corecom (C...   

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