Biagi, la sua riforma varata dal governo Berlusconi e la cronaca di una morte annunciata

Il professor Enrico Traversa ricorda il suo stupore e la perplessità di quando Biagi accettò l'incarico tecnico nel nuovo governo di centro destra: 'Capii che per lui aumentava il rischio personale. Non mi sorprese la notizia che era stato ucciso'
Il professor Enrico Traversa ricorda il suo stupore e la perplessità di quando Biagi accettò l'incarico tecnico nel nuovo governo di centro destra: 'Capii che per lui aumentava il rischio personale. Non mi sorprese la notizia che era stato ucciso'
Il professor Enrico Traversa, docente a contratto dell’Università di Bologna, collega e amico del professor ucciso dalle Brigate Rosse il 19 marzo 2002, ricorda questo passaggio nel suo intervento alla fondazione Biagi nel corso della seduta straordinaria del Consiglio Comunale per il riconoscimento della cittadinanza onoraria post mortem a al giuslavorista, non citando mai né il governo Berlusconi, che varò la riforma che portava il suo nome, né l'allora sottogretario Maurizio Sacconi. Cita il governo Prodi, di cui era stato consulente del sottosegretario, ma non il governo di centro destra. Il disagio che il Prof. Traversa ricorda di avere vissuto è ben rappresentato nel tono del suo discorso. Simbolo di un clima che a sinistra si respirava. A livello politico, sociale e di governo. Quello stesso clima e quella stessa pressione che aveva certamente frenato le idee ed il lavoro di Biagi all'interno del governo Prodi e che soprattutto avrebbe evidentemente continuato a rendere impossibile il varo della riforma. Cosa che avvenne con il governo Berlusconi.
Una riforma che sia nell'impianto complessivo sia nelle sue misure, come sulla flessibilità venne osteggiata dalla sinistra sindacale e politica, avvolta da un clima di tensione tale da indurre anche colleghi come il prof. Traversa a temere, se non addirittura a prevedere, per l'amico e collega Marco Biagi, il peggio. Che, purtroppo, si verificò la sera del 19 febbrario 2002 quando il prof. Biagi, di ritorno dalla sua giornata di lavoro all'Università di Modena, si diresse verso casa, in centro, a Bologna, in sella alla sua bicicletta. Ad attenderlo sotto casa c'era il suo assassino. Un agguato terrorista a firma Brigate Rosse.
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