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Cartina alla mano e confrontando i dati e i rilievi del progetto esecutivo dei lavori che nel mese di agosto hanno visto il disboscamento pressoché totale nel bacino in linea della cassa di espansione del fiume Secchia, emergerebbe che la difformità, confermata in generale da Aipo in risposta ai rilievi dell'Ente parchi Emilia Centrale, tra il progetto sulla carta e la realtà, potrebbe riguardare, nel dettaglio, una superficie dai 5 ai 10 ettari di bosco tagliato. In più.
Una dimensione importante che sarebbe sfuggita anche agli enti preposti oltre che al Comune di Modena sui cui il bosco raso al suolo insiste. Per settimane, mentre migliaia di alberi venivano abbattuti anche in quelle aree che dalle carte sembrava non avrebbero dovuto esserci abbattimenti, il silenzio delle istituzioni, anche di fronte alla documentazione che La Pressa, su segnalazione di Massimo Neviani, del Comitato Salute Ambientale di Campogalliano, e successivamente altre testate diffondevano, è stato totale.
E' mancata completamente quella comunicazione nei confronti alla popolazione che anche l'Ente Parchi Emilia Centrale aveva posto come raccomandazione a corollario del nulla osta dato al progetto Aipo che, si sapeva, avrebbe comportato l'abbattimento di un bosco protetto sotto il profilo faunistico ed ambientale. Perché oltre che un bosco importante di per sé quello rappresentava un esempio di area naturale pur cresciuta all'interno di un ambiente artificiale protetta negli aspetti ambientali e della fauna da precisi e regolamenti regionali.
Anche questo tutto scritto nel progetto AIPO approvato. Al di la della portata delle difformità tra progetto sulla carta e realmente eseguito nell'area di bosco tagliata, la realtà è una ed è scritta nei progetti approvati da due anni da tutti i comuni e gli enti coinvolti. Modena, ovviamente compresa. Via libera e nulla osta facenti parte di quel corposo nucleo di allegati alla VIA e al via libera della Regione.
Una questione che ha tenuto banco nel dibattito anche politico ma che per quanto riguarda il taglio degli alberi nulla ha a che fare, almeno direttamente, con un miglioramento della sicurezza idraulica della cassa ma è solo funzionale al recupero del sedime nel quale affondano le loro radici; sedime da utilizzare per l'innalzamento ed il potenziamento delle arginature. Quest'ultimo costituisce il secondo dei 4 lotti previsti per l'adeguamento della cassa di espansione a piene con Tempo di Ritorno 200 anni. Obiettivo ambizioso e raggiungibile, nella migliore delle ipotesi, e con progetti senza ritardi in almeno 6 anni. Praticamente 2000 giorni. Questo doveva essere spiegato prima durante e in questi giorni dalle istituzioni pubbliche alla popolazione, anche per evitare rischiosi fraintendimenti. Ma queste informazioni come tante altre non è arrivata. Il tentativo di aipo, attraverso un video molto sintetico con protagonista di ingegnere Valente, referente per Modena, è diffuso solo sul canale YouTube dell'Agenzia, è rimasto sconosciuto ai più
Il lotto che prevede disboscamento, successivo prelievo di sedime ed innalzamento delle arginature, rappresenterebbe, insieme al lotto 1 che prevede il rifacimento del manufatto regolare/diga e del manufatto sfioratore, un importante step per portare la cassa di espansione ad un adeguamento da piene piccole, TR20, come è ora, a piene con Tempo di Ritorno 50 anni. Due lotti che in un sistema complesso come quello delle casse, dovrebbero viaggiare in rapida sequenza se non in parallelo. La necessità di spendere bene ed entro il 2026 i soldi ottenuti dal PNRR (27 milioni), ha dato un impulso forte all'avvio e al procedere dei lavori. Partendo dal lotto 2 relativo all'innalzamento delle arginature utilizzando il sedime accumulato negli anni dalle piene all'interno del bacino in linea e che sarebbe da utilizzare, una volta liberati dagli alberi, per il potenziamento delle arginature.
Ma, come evidenziato, il disboscamento ha registrato difformità rispetto al previsto, anche se non è ancora ben chiarito a quanto ammonti tale taglio non dovuto o l'esistenza di altre difformità oltre a quella. E il taglio, pur avvenuto nella quasi totalità del bacino in linea, (paradossalmente escludendo, fino ad ora, quella che era definita una priorità da abbattere per estrarre sedime, ovvero la parte immediatamente a monte della diga), è ora bloccato. Procedura ferma. Dallo stop intimato dall'Ente Parchi ed ottenuto da Aipo.
Noi, in attesa di ricevere chiarimenti di merito da parte degli enti interpellati, abbiamo posto a confronto l'area di bosco oggettivamente tagliata e le carte di progetto. Abbiamo dedotto che l'area di bosco tagliata in più potrebbe variare dai 5 ai 10 ettari (lo schema nella foto è solo indicativa). Come detto, in attesa che si faccia chiarezza sull'entità delle difformità e delle eventuali responsabilità (anche rispetto al silenzio che ha accompagnato i primi 15 giorni di abbattimenti), c'è da evidenziare già un altro elemento: I lavori sono già in ritardo rispetto ad una tabella di marcia che la Regione Emilia Romagna aveva annunciato a febbraio.
Il cantiere al via - scriveva la Regione - punta ad adeguare gli argini del fiume. Per farlo, sarà utilizzato il terreno prelevato direttamente nelle aree interne alla Cassa di espansione dove, per effetto della laminazione, si sono formati depositi importanti, in prevalenza a monte delle opere di sbarramento. In questo modo, sarà anche possibile recuperare una parte del volume da destinare all’invaso [...] Si procederà inoltre allo sfalcio della vegetazione nell’area di prelievo dei sedimenti. [...] A partire dai mesi primaverili e per tutto il corso dell’estate sarà quindi movimentato il materiale terroso. In autunno, poi, inizieranno le opere di compensazione con la creazione di boschi e zone umide'
E' evidente, purtroppo, come le previsioni ed il cronoprogramma dettati dalla Regione nel febbraio 2024 siano ormai, nonostante siano trascorsi solo 6 mesi, lettera morta. Nessun materiale terroso è stato rimosso, e il disboscamento ha ricevuto pochi giorni fa uno stop che comunque sarebbe ugualmente giunto a seguito delle piogge che rendono impossibile l'accesso dei mezzi fa cantiere.
Non sappiamo se le difformità contestate abbiano riguardato il taglio di quel tratto di bosco che dal ponte di Rubiera arriva, procedendo in direzione nord, all'altezza dello sfioratore, giungendo a quella altezza intorno a ferragosto, abbia potuto determinare ritardo nei lavori. Stando al progetto il taglio avrebbe dovuto riguardare la parte più a nord del bacino, per 400 metri circa a monte della diga. Dove i lavori di rimozione del sedime stessi in realtà non sono mai arrivati, nonostante la nota stampa della Regione affermasse l'arrivo come imminente.
'Dai prossimi giorni - scriveva la Regione in una nota lo scorso 13 agosto - inizieranno gli interventi per la rimozione di accumuli di terra nelle aree di deposito immediatamente a monte del manufatto di sbarramento principale (la “diga”) e la relativa manutenzione straordinaria della vegetazione'. E' passato un mese e di tutto ciò non c'è traccia. Previsioni della Regione ancora una volta disattese. Nel silenzio totale non solo dei comuni (nel caso del comune di Modena indotto a rispondere solo a seguito di alcune interrogazioni dell'opposizione) sia delle principali associazioni ambientaliste. E nonostante il fatto tutti avrebbero dovuto sapere, visto che quel progetto comprendente anche il disboscamento (al netto delle difformità), era passato anche nei consigli comunali. Già nel 2021.
Un silenzio agostano che in parte può spiegare, ma non giustifica, l'assenza di un piano di comunicazione alla popolazione previsto. Prima, durante e dopo. Un aspetto, quello della comunicazione, che ha riguardato, in negativo, anche la cartellonistica di cantiere. Non presente ne all'avvio né durante i lavori, come da La Pressa diversamente documentato. Una situazione non certo lineare che ha avuto quantomeno il merito di diffondere, nell'opinione pubblica, la consapevolezza dell'esistenza di una cassa di espansione, della sua totale inadeguatezza, delle necessità di garantire, attraverso un progetto di potenziamento strutturale che tarda da anni e che oggi non c'è ancora, nemmeno per piene piccole.
Gi.Ga.