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Av Comparatives ha offerto un ottimo punto di vista durante il periodo di quarantena: ha studiato le connessioni, mostrandone alcuni, evidenti limiti. Quello delle connessioni internet, chiariamolo subito, non è un problema italiano ma più in generale europeo. Connessioni basse, forse bassissime, incapaci di supportare carichi importanti, inadatte a tante situazioni anche non lavorative. Da qui la necessità di programmare, studiare, sondare per capire cosa non ha funzionato bene e cosa invece si può cambiare.
Così l’organizzazione indipendente austriaca, leader nel mondo del testing e della valutazione software di antivirus, ha pubblicato uno studio su 35 prodotti VPN, in rete privata virtuale, facendo luce in particolare su due aspetti dei programmi: la velocità e la privacy.
Si tratta, a questo proposito, di elementi fondamentali che stanno alla base di tutte le piattaforme di casinò online.
Ma cosa è una VPN? Nient’altro che un software utilizzato per stabilire connessioni sicure e crittografate su internet, sistemi che vengono adottati regolarmente dai maggiori casinò italiani appartenenti al circuito AAMS.
In pratica, con la VPN si cerca di salvaguardare tutti quanti sono preoccupati dei loro dati e della loro privacy online. Ma, allo stesso tempo, la VPN rischia di essere un handicap per la prestazione della connessione internet, maggiormente dal punto di vista della velocità.
I rischi sono molto alti in caso di collegamento a reti Wi-Fi pubbliche, laddove è più semplice per eventuali hacker o criminali informatici penetrare per il furto di dati. Si tratta dei famosi MITM, attacchi “man in the middle”. Un VPN tuttavia rende impossibile qualsiasi lettura del traffico in rete, garantendo privacy all’utente, all’indirizzo IP e ad altri dettagli come la geolocalizzazione.
Ovviamente si tratta di misure di grande sicurezza, in particolar modo per i giocatori online che hanno necessità di accedere a servizi di gioco più rapidi e al tempo stesso sicuri. Nasce da qui l’esigenza di AV Comparatives di studiare 35 prodotti VPN diffusi in tutto il mondo, simulando in alcuni test delle differenze tra utenti e server, a combinazioni anche diverse, nel Regno Unito e negli USA. Quel che è emerso è che una VPN non dovrebbe rallentare le connessioni via web, né la velocità di download, di upload e il tempo di reazione.
Ad un secondo grado di indagine invece si è sviluppato il cosiddetto test kill-switch, per controllare se il programma VPN sia in grado di interrompere tutto il traffico internet e se la connessione crittografata si interrompe. Poi si è proceduto con un test di tenuta multicomponente, per verificare la visibilità dei dati sensibili. Da questa necessaria azione di monitoraggio e studio infatti è possibile capire che garanzie di sicurezza hanno gli utenti.
Redazione Pressa
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