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Al Data Center ancora non si può entrare. Il cantiere è ancora aperto. Perimetro transennato per lavori in corso, accessi chiusi. Con ruspe operative in un cortile dal quale è possibile scorgere spazi interni ancora vuoti.
A più di due mesi dall'inaugurazione in pompa magna, con tanto di tappeto rosso per le autorità e intervento in collegamento video dell'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la situazione è sostanzialmente invariata. In quel giorno, oltre la patina delle celebrazioni istituzionali, documentammo armadi server utilizzati come sgabuzzini e grandi spazi vuoti. Nulla di collegato. Con una sala regia e controllo inesistente. Una situazione invariata, o quasi, oggi. Con armadi server nell'area al primo piano a disposizione degli enti pubblici ancora per la maggior parte vuoti. E con quella destinata ai server privati, vuota. Lì ancora non ci sono nemmeno gli armadi.
Il Data Center è ancora a livello di una simulazione. Quella che in questi giorni, fa sapere il Comune, sta riguardando alcuni server. Ma non siamo nemmeno agli albori di una operatività, tanto più piena. Lo spostamento di dati ed informazioni di realtà pubbliche negli armadi-server è prospettata dalla nota dell'ufficio stampa del Comune in non meglio definiti 'prossimi mesi'. A chissà quando quelle private. Definito solo il fatto che uno dei 24 vani spetterà, in futuro, al Comune. Spazi vuoti mostrati il primo marzo scorso ai consiglieri comunali che hanno visitato la struttura assieme al sindaco Gian Carlo Muzzarelli e all’assessora allo Smart city Ludovica Ferrari.
Vuoto anche il piano terra dove troveranno posto le attività di ricerca e formazione, che rappresentano uno degli asset principali del centro, la sede della Cyber security academy.
L'edificio del Data center è stato realizzato nell’ambito del “Progetto Periferie. Ri-generazione e innovazione” dell’area nord della città e ha visto un investimento complessivo di oltre cinque milioni di euro. Può contare pure su due connessioni in fibra ottica ad alte performance che garantiscono la piena ridondanza dell’infrastruttura di rete, cioè la possibilità di duplicare determinate funzionalità così da consentire la continuità del servizio anche in caso di malfunzionamenti. In futuro.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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