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'La decisione della Corte Costituzionale era nell'aria. Si', dice qualcosa sul suicidio assistito, ma fa riferimento a una nicchia di persone in condizioni molto specifiche, come quelle di Fabiano Antoniani. Sbaglia chi parla di vittoria dell'eutanasia: non e' questo. La decisione della Corte, per esempio, non avrebbe potuto essere applicata a Eluana Englaro'. A parlare e' Fulvio De Nigris, fondatore insieme a Maria Vaccari dell'associazione Gli amici di Luca e direttore del Centro studi sul coma della Casa dei risvegli di Bologna.
Ieri e' arrivata la decisione della Corte Costituzionale sull'aiuto al suicidio, in riferimento a Marco Cappato che, nel febbraio 2017, accompagno' Antoniani in Svizzera perche' potesse sottoporsi alla pratica del suicidio assistito.
'La Corte- si legge nella nota- ha ritenuto non punibile ai sensi dell'articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli'. Secondo De Nigris, complici i media e la politica, si sta introducendo una cultura che guarda alla morte come liberazione, in opposizione al diritto di cura, al desiderio di continuare a curarsi di tante persone con disabilita' e delle loro famiglie, che convivono con la malattia. 'Parte dell'opinione pubblica e' convinta che il fine vita sia un'emergenza su cui legiferare, ma non e' cosi'. È una componente eventualmente da normare, ma non e' un impulso.
Prima di tutto, pero', dobbiamo leggere con attenzione la sentenza quando sara' depositata'.
Il direttore del Centro studi sul coma esprime molta preoccupazione per quella che chiama 'ola da stadio che ho visto questa mattina sui giornali' e chiede rispetto per 'quei milioni di persone che hanno una condizione di vita diversa e che vogliono continuare a curarsi anche con il sostegno del governo e delle istituzioni. Queste persone chiedono cure, sostegno economico e ricerca. Hanno diritto alla ricerca.
Ci sono patologie devastanti che si alimentano di ricerca per continuare a nutrire speranza'. Secondo De Nigris, l'eutanasia in Italia non e' una priorita': 'Abbiamo una cultura di prossimita', di solidarieta', di impegno nel prendersi cura delle altre persone che in altri Paesi soprattutto del Nord Europa non hanno. Nei nostri viaggi, nelle nostre esperienze, rispetto ad altri Paesi, abbiamo sempre riscontrato un maggiore rimpianto da parte dei famigliari per come la persona era prima. Ma in questo rimpianto non c'e' mai abbandono.
Posso capire che nell'autodeterminazione di una persona con una grave disabilita' possa nascere un desiderio di liberta', ma non la posso comprendere nella totalita'. Generalizzare questa facolta' mi spaventa, come un eventuale futuro ampliamento della casistica e della possibilita' di provocare la morte'. Cosa succedera' adesso? 'Due sono le strade: o ci sara' una nuova stasi politica, oppure il Parlamento si muovera' per una legge. Se cosi' fosse, il mio auspicio e' che siano tenute in considerazioni tutte le istanze. Giuseppe Conte ha le deleghe alla disabilita', credo debba ascoltare tutte le voci, anche quelle di chi si occupa di disabilità'.
Redazione Pressa
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