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Da qui al 2025 saranno otto i Cau, Centri di Assistenza e Urgenza previsti dalla riorganizzazione obbligata dalla nuova legge regionale dell'Emilia Romagna, che apriranno in provincia di Modena. I primi tre, già nella prossima stagione, saranno a Finale Emilia, Castelfranco Emilia e Fanano. Di fatto, in questi specifici casi, andranno sostituire, e nelle previsioni e negli impegni dell'Ausl a potenziare, i servizi garantiti oggi dai Punti di Primo Intervento.
Nello step 2, con proiezione al primo semestre 2024, apriranno altri due CAU a Carpi e al Policlinico di Modena. Nel terzo step, con orizzonte 2025, saranno Vignola e Sassuolo gli ospedali che vedranno la nascita dei CAU per la gestione degli utenti in emergenza bassa o bassissima intensità, riconducibili a codici bianchi e verdi e comunque non a rischio vita.
Di fatto i casi che oggi rappresentano la maggior parte di quelli che affollano, spesso in maniera autonoma e non adeguata al servizio specialistico offerto, i Pronto Soccorso, complicando il lavoro del personale specializzato e di fatto togliendolo (soprattutto ora in cui il personale medico ed infermieristico continua ad essere una risorsa quasi introvabile), ai casi più gravi. Oltre a Vignola e Sassuolo, nel terzo step, è prevista l'apertura di un secondo Cau a Modena, ma in una non meglio definita Casa della Comunità.
Il piano di nascita e sviluppo dei Cau, redatto in ottemperanza alla riorganizzazione dell'emergenza urgenza definita dalla recente Legge Regionale (e che prevede che le singole province definiscono e inviino entro la data non perentoria del 15 settembre il loro piano alla Regione), è stato illustrato ieri dalla Direttrice Sanitaria Azienda USL Modena, Romana Bacchi e dal Direttore del Dipartimento Interaziendale di Emergenza Urgenza Geminiano Bandiera, nel corso della riunione della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria della provincia di Modena alla presenza dei sindaci della provincia.
Modena, come confermato alcuni giorni fa a La Pressa dall'Assessore regionale alla sanità Raffaele Donini, sembrerebbe essere la provincia che ha svolto un lavoro particolarmente intenso di confronto territoriale (inoltre il Presidente della conferenza modenese Giancarlo Muzzarelli aveva vincolato di fatto il procedere del piano ad un approfondimento anche da parte della Regione), e ciò ha portato, anche al netto del periodo di vacanza, ad un allungamento dei tempi per la presentazione del piano entro la data comunque stretta del 15 settembre, e almeno rispetto ad altre province. Ma è lo stesso Muzzarelli a rassicurare che il piano presentato ieri sarà definito nella prossima riunione della conferenza, il 13 settembre prossimo.
Prima di elaborare un piano che trasformerà radicalmente il sistema di base dell'emergenza urgenza e l'approccio ai Pronto Soccorso è opportuno valutarne tutti gli aspetti, anche e soprattutto in termini di impatto sui territori più periferici. Su questo fronte la sensibilità soprattutto dei sindaci dei centri più piccoli si è mostrata altissima. E non solo nei comuni come Fanano, Castelfranco e Finale Emilia che negli anni hanno visto lo smantellamento dei locali Pronto Soccorso, ma anche in comuni come Vignola, Pavullo, Mirandola dove l'annuncio dei CAU è da subito stato percepito come un preludio alla sostituzione del Pronto Soccorso. Nulla di tutto ciò - rassicura l'Azienda - che nel suo piano conferma di affiancare i Cau al Pronto Soccorso di Vignola e non di non prevedere alcun Cau né a Pavullo e né a Mirandola.
In sostanza, i Cau andranno da un lato a sostituire i punti di primo intervento potenziando, anche in termini di orario oltre che di strutture strumenti, negli obiettivi e negli impegni dell'Ausl, il servizio di emergenza a bassa intensità e gestibile attraverso il filtro e la rete dei medici di base e della medicina territoriale, mentre nei centri come Vignola e Carpi affiancheranno i Pronto Soccorso nella gestione dei casi a minore gravità e di fatto oggi gestiti, nei Pronto Soccorso, in termini di codici bianchi e verdi.
Processo non semplice che dovrà ricevere verifiche in itinere anche in relazione all'elemento centrale di tutto il sistema: quello del personale specializzato che manca. Da tempo. Problema che la Regione, bisogna dirlo, non ha saputo affrontare per tempo. Tema centrale e tra le cause che hanno portato i Pronto Soccorso a rischio chiusura e che hanno spinto ad una riforma regionale dell'emergenza urgenza, spacciata da subito come un Aut-Aut da parte dell'Assessore Donini. Unica, o almeno l'unica proposta, capace di mantenere gli stessi servizi se non potenziarli ottimizzando il personale a disposizione, nel sistema attuale non più numericamente sufficiente. In alcuni casi, come negli ospedali e pronto soccorso di Carpi e Mirandola, in forme talmente critiche da spingere la chiusura di interi reparti, come il punto nascita di Mirandola e, dall'altro, al ricorso al costoso e, come emerge dalle valutazioni della stessa Ausl, poco efficiente sistema di appalti a cooperative che deve essere superato. Nonostante che la stessa politica Regionale ne sia stata, volente o nolente, l'unica artefice.
Gianni Galeotti
Nella foto, il PS dell'ospedale di Carpi