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Ad un mese e mezzo dal 6 dicembre, due volte sott'acqua. La seconda, ieri, sabato, quando da una enorme falla provocata dall'esondazione del 6 dicembre scorso, nell'argine golenale del Panaro a San Damaso, l'acqua è passata da un area solita ad allagarsi anche con piene piccole o piccolissime, come quella di ieri, ad invadere un'area che da quell'argine era sempre stata protetta. Dagli anni 60, anno di costruzione, fino allo scorso 6 dicembre. Area dove si trova l'abitazione di Massimo Bedendo. Nel suo giardino, ancora le macerie accatastate di mobili, elettrodomestici, impianti elettrici. Metri cubi di prodotti e ricordi ridotti a materiale da discarica, segni della distruzione lasciata dalla piena fuoriuscita dal fiume Panaro il 6 dicembre e che ha invaso completamente l'abitazione di Massimo per circa 2 metri. Distruggendo tutto ciò che sotto a quell'altezza c'era.
Mobili, letti, materassi, un intero magazzino di attrezzi da lavoro. E che Massimo, nemmeno quella drammatica mattina, è riuscito a salvare. 'Anche perché nessuna istituzione qui aveva dato l'allarme preventivo. Ero da solo, nel silenzio della notte, al primo piano, circondato da due metri d'acqua fuori e dentro casa. Qui, per i mezzi Hera, è ancora oggi difficile arrivare. Il rischio è che un camion possa sprofondare nello stradello sterrato, ancora imbevuto di acqua, che porta alla casa. Massimo era stato stato recuperato insieme al suo cane, la mattina del 6 dicembre, dai Vigili del Fuoco, a bordo di un gommone. Un incubo, rivissuto in parte anche ieri, improvvisamente. 'Vendo pane, ero a lavorare quando alcuni residenti hanno visto migliaia di metri cubi di acqua di un'area golenale riversarsi come in un lavandino a cui è tolto il tappo nel campo circostante.
Cosa inaspettata. La piena del Panaro era veramente piccola. Ma a casa era già il caos.
Campo allagato e acqua in prossimità dell'abitazione. La causa? Una grande falla aperta nell'argine che divide e protegge dall'area golenale. Allagata in parte anche ieri. L'ennesimo danno provocato dall'alluvione del 6 dicembre che oltre al cedimento di quell'argine, rimasto fino a ieri nascosto da vegetazione e acqua, ha provocato il cedimento in più punti di interi tratti di argine golenale. Brutto segnale, soprattutto per il futuro e la tenuta arrginale in occasione di prossime eventuali piene. Già tutto documentato e inviato ad Aipo, Regione e comune il 18 gennaio nei giorni scorsi. 'Sapete cosa è successo? Aipo mi ha rimandato indietro le mail con la motivazione che gli allegati sono troppo pesanti. Ho chiamato, e mi hanno detto che si attiveranno' - afferma Bedendo. 'Speriamo.
Il problema è che qui non possiamo aspettare. Qui basta una pioggia o che la neve montana si sciolga più velomente per comportare l'innalzamento del livello del fiume e l'allagamento della golena, per finire sott'acqua. L'acqua che arriva in golena scorre verso casa mia come si ci fosse un rubinetto aperto in un lavandino senza tappo e dove lo scarico è il mio campo. E' necessario fare qualcosa, subito. Non solo per me. Per arginare questa enorme falla e per il ripristino dei cedimenti documentati in più punti sull'argine. Vi prego, rispondetemi e fate in fretta'
Gi. Ga.
Redazione Pressa
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