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In Emilia-Romagna, negli ultimi 180 giorni di vita, l’utilizzo delle cure palliative nei pazienti oncologici è aumentato, nel confronto tra il 2010 e il 2019, del 14,2%: si va dal 55% di pazienti trattati nel 2010 al 62,8% nel 2019. L’aumento dell’assistenza ha riguardato principalmente l’utilizzo dell’hospice (3.076 pazienti nel 2010 e 4.413 nel 2019, + 43,45%).
L’assistenza domiciliare integrata è aumentata del 6,6% (da 8.250 pazienti nel 2010 a 8.483 nel 2019) e si conferma il dato positivo che la maggior parte delle prese in carico avviene precocemente: il 56,9% dei pazienti riceve l’assistenza a domicilio almeno 90 giorni prima del decesso e solo una piccola parte negli ultimi giorni di vita.
Ad evidenziarlo, uno studio dell'Agenzia sanitaria e sociale regionale nel periodo 2010-2019 dal quale emerge che l’attività ambulatoriale erogata dalle Aziende sanitarie è stata implementata a partire dal 2015 ed è oggi presente su tutto il territorio regionale.
L’utenza è aumentata costantemente e ha raggiunto nel 2019 il numero di 1.099 pazienti, mentre il numero di prestazioni è passato da poco più di 3.000 nel 2016 a oltre 6.500 nel 2019.
Nelle ultime settimane di vita, numerose evidenze scientifiche mostrano come il ricorso a cure ospedaliere ad alto livello di intensità e invasività porti limitati vantaggi in termini di sopravvivenza e non garantisca un miglioramento nella qualità della vita. Sotto questo profilo, nella regione si è osservata una progressiva limitazione negli anni di tali di tali pratiche: negli ultimi 30 giorni di vita, è stata registrata una riduzione dei ricoveri ordinari (-9%) delle chemioterapie (-18,5%) e delle loro complicanze (-16%), delle procedure terapeutiche maggiori (-19,8%) e salvavita (-31,8%) e infine della mortalità intra-ricovero (-17,4%).
La ricerca evidenza anche come le cure palliative abbiano un effetto positivo sulla presa in carico dei pazienti: dal confronto tra chi ne ha beneficiato e chi non le ha ricevute, è emerso come a parità di area di residenza, caratteristiche demografiche e principali condizioni cliniche, i pazienti sottoposti a trattamenti palliativi abbiano un minore rischio di ospedalizzazione, una minore necessità di ricorrere al pronto soccorso e una minore probabilità di essere sottoposti a trattamenti invasivi ad alta intensità di cura.
La situazione in provincia di Modena
Anche nella provincia di Modena, in linea con l’andamento riportato nello studio di Agenzia Sociale e Sanitaria regionale appena pubblicato, sono sempre di più i malati affetti da patologie inguaribili che beneficiano di cure palliative grazie alla rete di Cure Palliative della provincia di Modena.
Una rete di medici, psicologi e infermieri che non si è fermata neanche di fronte al Covid-19: nel 2020 sono quasi 2mila i pazienti che hanno ricevuto cure e assistenza nella fase finale della malattia restando a casa propria o nell’Hospice territoriale di Castelfranco Emilia.
Nel dettaglio, sono stati 1746 i pazienti gravi curati nella loro abitazione (in aumento del 10% rispetto al 2019) e 231 le persone assistite nell’Hospice inaugurato a fine 2019.
Dotata di 15 posti letto, la struttura di Castelfranco è l’unica della rete Ausl al momento attiva mentre per l’Hospice di Modena, a Villa Montecuccoli a Baggiovara, è stato sottoscritto questo mese il Protocollo di intesa tra Comune, Ausl e Fondazione Hospice Modena che dà il via alla fase realizzativa. Sono inoltre in fase di progettazione anche gli Hospice a San Possidonio e Fiorano.
Alle strutture specializzate si affiancano gli ambulatori distrettuali e le consulenze specialistiche durante il ricovero ospedaliero. Per garantire sollievo a pazienti inguaribili e alle loro famiglie sono al lavoro molti professionisti Ausl: in tutta la provincia si contano 4 medici palliativisti, 4 psicologi dedicati alle cure palliative, 50 infermieri (di cui 15 in servizio nell’Hospice) e 20 medici di medicina generale esperti di cure palliative con funzione di consulenti.
Redazione Pressa
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