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L'immobilismo trentennale rispetto alla manutenzione e all'adeguamento della cassa di espansione del Secchia, adeguata solamente per la gestione naturale di piene TR20 (tempo di ritorno a 20 anni), rende limitata anche la portata dei lavori, pur importanti, che dopo l'alluvione del 2014, sono stati realizzati sugli argini e nell'alveo del fiume. Nel tratto modenese in particolare. Da immediatamente a Valle della Casse di espansione, nel comune di Campogalliano, fino al ponte dell'Uccellino, al confine tra il Comune di Modena e quello di Soliera.
Sul fiume Secchia è stato completato l’intervento per rialzare e adeguare il sistema arginale tra Modena e Campogalliano, consentendo un franco di un metro rispetto a una piena con tempo di ritorno a vent’anni, e sta procedendo la progettazione esecutiva, in capo all’Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo), dei primi tre stralci funzionali dei lavori per l’adeguamento della Cassa di espansione del fiume a Campogalliano con l’obiettivo di garantire la messa in sicurezza del territorio modenese per piene con tempo di ritorno a cinquant’anni.
Ricordiamo che il riferimento dell'autorità di bacino per parlare di sicurezza è rispetto ad una piena centenaria. Senza poi considerare che per adeguare la cassa di espansione alla gestione di piene con tempo di Ritorno a 50 anni, occorrerenno se tutto andrà bene, sette anni, a partire da giugno 2023, ovvero da quando dalla fase progettuate esecutiva si potrà procedere con l'affidamento dei lavori. Sette anni che se considerati in un tempo di ritorno cinquentennale sfidano la probabilità di avere una piena di portata ingestibile dall'attuale sistema, prima del termine teorico dei lavori. Insomma rimane da sperare che il territorio modenese ed il bacino modenese del Secchia non sia interessato da una piena con TR50, evento tutt'altro che improbabile. Perché allo stato attuale il sistema del Secchia, non sarebbe teoricamente in grado di reggerla.
In queste settimane il problema è rappresentato dal contrario.
Il problema non è quello della troppa acqua ma della poca, anzi scarsissima. Situazione di siccità che ha portato Aipo a valutare la possibilità di utilizzare gli invasi derivanti dagli interventi sulle casse di espansione anche per usi irrigui, accedendo alla facoltà concessa recentemente di accedere ai finanziamenti nell’ambito del Pnrr per nuove strutture idriche primarie come, appunto, gli invasi.
I lavori sulla Cassa di espansione del fiume Secchia prevedono, come già illustrato in un consiglio comunale lo scorso inverno, nel primo lotto, il rifacimento del manufatto di sbarramento e dello sfioratore, nel secondo lotto il rialzo e il ringrosso delle arginature perimetrali, e nel terzo la creazione di arginature dedicate al confinamento dell’ampliamento dal lato di Rubiera per realizzare un’ulteriore area di espansione rispetto alle attuali. “La chiusura del progetto esecutivo dei primi tre lotti è prevista per dicembre, in modo da poter appaltare i lavori entro giugno 2023. L’intervento, per cui saranno necessari circa sette anni e mezzo, ha un valore di 51 milioni di euro già disponibili”.
Numeri confermati dall'assessore all’Ambiente Alessandra Filippi che, nella seduta del Consiglio comunale del 14 luglio, ha fatto il punto sui lavori finalizzati alla mitigazione del rischio idraulico del fiume Secchia rispondendo all’interrogazione di Andrea Giordani (Movimento 5 stelle).
Il consigliere aveva chiesto, appunto, qual è la situazione dei lavori, realizzati e in programma, che impattano sul sistema idrogeologico del Comune di Modena, se è stato realizzato o progettato e finanziato lo scavo dei terreni per l’allargamento della cassa di espansione del Secchia a Rubiera, se sono stati erogati i finanziamenti per la realizzazione del progetto di adeguamento alle piene con tempo di ritorno a 50 anni.
Nella risposta, l’assessora Filippi ha ricordato che il progetto per l’adeguamento della Cassa di espansione del Secchia ha ottenuto il via libera lo scorso novembre, quando il Consiglio ha approvato la delibera che consente di effettuare i lavori in variante al Piano operativo comunale. Il progetto è articolato in quattro lotti complessivi: il primo, l’adeguamento dei manufatti di regolazione, è finanziato dalle ordinanze conseguenti il decreto 74 del 2014; il secondo stralcio, l’adeguamento in quota delle arginature della cassa, è stato finanziato per circa 25 milioni di euro nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il terzo stralcio è finanziato attraverso un accordo di programma tra ministero dell’Ambiente e Regione. Il quarto stralcio dei lavori, quello di più lunga prospettiva che prevede la realizzazione di una nuova cassa di espansione, è ancora allo stadio di progettazione di massima e sarà candidato ai finanziamenti da fonti nazionali ed europee.
Anche sul fiume Panaro, ha aggiunto Filippi, è stato completato l’intervento di rialzo e ringrosso delle arginature e di realizzazione del nuovo sistema difensivo in corrispondenza della via Emilia, alla Fossalta. In seguito a questo intervento, duecento nuovi alberi sono stati piantumati nel bosco urbano di Vaciglio, in compensazione delle piante rimosse per la messa in sicurezza dell’argine che, tra le prescrizioni, prevede che le arginature e le fasce di rispetto siano libere e ispezionabili.
Dopo aver chiesto la trasformazione in interpellanza, Antonio Baldini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) ha affermato che l’attuale livello di sicurezza del Secchia, per piene con tempo di ritorno a 20 anni, “è insufficiente per un territorio vulnerabile come quello modenese”. Il consigliere ha ricordato, quindi, la proposta di legge presentata in Regione dal proprio partito per realizzare interventi straordinari di mitigazione del rischio che vadano oltre la manutenzione ordinaria.
“Non conforta – ha concluso – sapere che i lavori da eseguire sono ancora alla fase progettuale”.
Per Barbara Moretti (Lega Modena) “ci sono ancora troppe incognite sul nodo idraulico modenese”. I lavori “avanzano troppo a rilento e i progetti che potrebbero garantire la piena sicurezza del territorio non ci sono ancora. E questo è un indicatore di un problema vecchio ormai di quarant’anni, che persiste e che fa sì che il nostro territorio rimanga a rischio alluvione ancora per molto tempo”.