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«Una volta stabilita la chiusura generale, anche se avevamo la morte dentro, abbiamo potuto respirare da un punto di vista economico: il governo ha elargito a tutti i cittadini australiani che lavoravano da almeno un anno un job seeker, un sostegno economico, che ci ha permesso di vivere bene. Qui ci hanno sostenuto: ed è anche per questo che tutti abbiamo rispettato rigorosamente le regole». Un altro modo per affrontare la pandemia e per compensare le perdite economiche del lockdown è possibile. A raccontare il 'modello australiano' è stato ieri in una lunga intervista al Corriere della Sera un modenese, cittadino australiano, risoratore a Melbourne. Francesco Rota nello stato di Victoria gestisce da 5 anni, insieme a Luca Flammia, la Trattoria Emilia.
E le sue parole disegnano un universo completamente diverso a quello italiano.
«Gli affitti sono stati tutti sospesi: il governo ha deciso che i padroni delle mura non potevano pretendere niente. Per le attività, come la nostra, il 50% dell’affitto è completamente cancellato, l’altro 50% lo pagheremo rateizzandolo nei mesi successivi, dopo la riapertura, per tutta la durata del contratto di affitto. I mutui anche sono stati sospesi, ma con la possibilità di pagare solo la quota interessi in modo da non vederla moltiplicata dopo mesi di non pagamento - spiega Rota -. Io l’ho fatto, perché ne ho avuto la possibilità: i soldi che mi hanno dato sono stati sufficienti a pagare tutte le bollette, e anche a risparmiare qualcosa visto che non si usciva. Devo ammettere che hanno fatto di tutto per compensare le piccole e medie imprese come la mia.
Quando hanno deciso, a settembre, di prorogare il lockdown, immediatamente hanno annunciato nuovi incentivi: diecimila dollari per chi aveva meno di 100 posti a sedere, 30 mila per chi ne aveva di più. Hanno cercato con gli incentivi di placare le insofferenze di chi non ce la faceva più e chiedeva la riapertura, e ci sono riusciti. Qui ci hanno sostenuto: ed è anche per questo che tutti abbiamo rispettato rigorosamente le regole».
Completamente diverso anche l'approccio dal punto di vista delle misure adottate. «Il nostro premier, Daniel Andrews, è stato criticato molto, ma è stato fermissimo. Aveva detto ad esempio che il lockdown sarebbe finito solo quando non avremmo avuto più casi, e così è stato. Io scalpitavo, negli ultimi giorni, quando leggevo di 5-7 casi... Lui non ha riaperto finché non siamo arrivati a zero casi e zero morti. Oggi è il secondo giorno consecutivo, mi viene da piangere a pensarci: è stato un idolo, eppure di epiteti, nei giorni più duri, se n’è presi, poveretto».