Il ristoratore modenese in Australia: 'Qui il Governo ci ha aiutato'

Francesco Rota, titolare di Trattoria Emilia: 'Qui ci hanno sostenuto: ed è anche per questo che tutti abbiamo rispettato rigorosamente le regole'
«Una volta stabilita la chiusura generale, anche se avevamo la morte dentro, abbiamo potuto respirare da un punto di vista economico: il governo ha elargito a tutti i cittadini australiani che lavoravano da almeno un anno un job seeker, un sostegno economico, che ci ha permesso di vivere bene. Qui ci hanno sostenuto: ed è anche per questo che tutti abbiamo rispettato rigorosamente le regole». Un altro modo per affrontare la pandemia e per compensare le perdite economiche del lockdown è possibile. A raccontare il 'modello australiano' è stato ieri in una lunga intervista al Corriere della Sera un modenese, cittadino australiano, risoratore a Melbourne. Francesco Rota nello stato di Victoria gestisce da 5 anni, insieme a Luca Flammia, la Trattoria Emilia.
E le sue parole disegnano un universo completamente diverso a quello italiano.
«Gli affitti sono stati tutti sospesi: il governo ha deciso che i padroni delle mura non potevano pretendere niente. Per le attività, come la nostra, il 50% dell’affitto è completamente cancellato, l’altro 50% lo pagheremo rateizzandolo nei mesi successivi, dopo la riapertura, per tutta la durata del contratto di affitto. I mutui anche sono stati sospesi, ma con la possibilità di pagare solo la quota interessi in modo da non vederla moltiplicata dopo mesi di non pagamento - spiega Rota -. Io l’ho fatto, perché ne ho avuto la possibilità: i soldi che mi hanno dato sono stati sufficienti a pagare tutte le bollette, e anche a risparmiare qualcosa visto che non si usciva. Devo ammettere che hanno fatto di tutto per compensare le piccole e medie imprese come la mia. Quando hanno deciso, a settembre, di prorogare il lockdown, immediatamente hanno annunciato nuovi incentivi: diecimila dollari per chi aveva meno di 100 posti a sedere, 30 mila per chi ne aveva di più. Hanno cercato con gli incentivi di placare le insofferenze di chi non ce la faceva più e chiedeva la riapertura, e ci sono riusciti. Qui ci hanno sostenuto: ed è anche per questo che tutti abbiamo rispettato rigorosamente le regole».
Completamente diverso anche l'approccio dal punto di vista delle misure adottate. «Il nostro premier, Daniel Andrews, è stato criticato molto, ma è stato fermissimo. Aveva detto ad esempio che il lockdown sarebbe finito solo quando non avremmo avuto più casi, e così è stato. Io scalpitavo, negli ultimi giorni, quando leggevo di 5-7 casi... Lui non ha riaperto finché non siamo arrivati a zero casi e zero morti. Oggi è il secondo giorno consecutivo, mi viene da piangere a pensarci: è stato un idolo, eppure di epiteti, nei giorni più duri, se n’è presi, poveretto».

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