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La madre di Alessandro Venturelli scrive a Mattarella: 'Non cali silenzio'

La madre di Alessandro Venturelli scrive a Mattarella: 'Non cali silenzio'

'Le chiedo di usare la sua voce per sensibilizzare la Prefettura di Modena e le autorità competenti, affinché venga data una vera spinta alle indagini'


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'Sono Roberta Carassai, la mamma di Alessandro Venturelli, un ragazzo di ventun anni scomparso nel nulla il 5 dicembre 2020. Da quel giorno, la mia vita si è fermata. Ma non il mio cuore, che continua a battere nella speranza di riabbracciarlo. Non la mia voce, che continua a chiedere che venga cercato. Mi rivolgo a Lei, con profondo rispetto, perché sento che la mia voce - la voce di una madre - non può e non deve restare inascoltata'. Così la signora Carassai in una lettera che ha inviato al presidente Sergio Mattarella per chiedere un aiuto a non far calare il silenzio sul caso della scomparsa del figlio.
'Il giorno 8 luglio scorso, presso il Tribunale di Modena, si è tenuta l'ennesima udienza per l'archiviazione del caso di mio figlio. È la terza - scrive - Il giudice si è riservato la decisione. Siamo di fronte al rischio concreto che anche questa volta la verità venga chiusa in un cassetto. Lei è il custode più alto della nostra Repubblica, il volto e la voce dell'Italia intera. Quando una madre si rivolge a Lei, lo fa come si parla a chi incarna la coscienza profonda del Paese.
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A lei guardano i dimenticati, i fragili, coloro che aspettano una risposta nella notte. Presidente, io Le chiedo di aiutarci a non far calare il silenzio. Le chiedo di usare la sua voce per sensibilizzare la Prefettura di Modena e le autorità giudiziarie competenti, affinché venga data una vera spinta alle indagini. Non si può archiviare una vita. Non si può archiviare un figlio. So che lei è un padre, e questo mi dà coraggio nel chiederle un incontro, come madre e come rappresentante di un'associazione (Nostos, ndr) che si batte per tutti gli scomparsi. Sarebbe per noi un onore incontrarla con il nostro direttivo, per raccontarLe le nostre storie, il nostro dolore, ma anche la nostra determinazione. Perché finché ci sarà una madre che aspetta, un'ombra da illuminare, o un presidente della Repubblica che ascolta, noi non smetteremo mai di cercare'.
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