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'Ma davvero la pericolosità del Covid giustifica le tante incognite che oggi gravano sui vaccini in circolazione?' A porsi - con gli adeguati strumenti scientifici - la questione è il dottor Giuseppe Di Bella, figlio del grande professore modenese Luigi Di Bella deceduto nel 2003.
Laureato in medicina e chirurgia con 110 e lode nel 1965, Giuseppe Di Bella ha un curriculum professionale ampio, primario di chirurgia maxillofaciale e primario otorinolaringoiatra nel 1975, per 10 anni è stato responsabile del servizio Orl all'ospedale di Budrio-Bologna. Dal 1984 svolge attività libero professionale.
'L'attuale impostazione governativa europea è quella di una imposizione dei vaccini senza distinzione di età, di sesso, di condizione o di patologie presenti - ha detto Di Bella in una recente intervista a Radio Radio -.
Vi riporto considerazioni che non sono mie, ma di premi Nobel come il professor Montagnier, il professor Honjo, Bolgan, che è una donna che ha una cultura e competenza specifica radicata in maniera diretta. Questo vaccino ancora non sappiamo per quanto tempo dura. Nella migliore delle ipotesi probabilmente sei mesi. Sotto attacco, infatti, la cellula virale si difende attivando tutta una serie di meccanismi di mutazione: le varianti. Montagnier, Bolgan e altri professori importanti che cosa dicono? Va bene, fate il vaccino, ma siate consapevoli che voi provocate una variante del virus. E quando si sviluppa un’altra ondata cosa fai? Un altro vaccino? Cosa diventa, una corsa infinita tra varianti e vaccini? Dalle epidemie del passato sappiamo che se lasciate estinguere un po’ per volta, si degrada il virus. Secondo questo sistema dovremmo fare un vaccino all’anno? Ogni variante un vaccino nuovo? La pericolosità del virus giustifica queste incognite del vaccino, quando sappiamo che i casi di morte, fortunatamente, sono molto rari? E quando si verificano? Quando si interviene troppo tardi, seguendo un iter che non ha logica, non ha razionalità e non è etico. Io mi siedo, resto a guardare un malato di Covid finché non si aggrava e dopo intervengo, quando per qualsiasi malattia la precocità dell’intervento è fondamentale. Parliamo di una razionalità elementare'.
Redazione Pressa
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