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La tratta di essere umani e di donne clandestine fatte arrivare in Italia con la promessa di un lavoro ma obbligate alla prostituzione da bande criminali nigeriane o albanesi continua da almeno 20 anni. Da quando (eravamo ancora nel secolo scorso), venne per la prima volta applicato , proprio per fatti legati allo sfruttamento della prostituzione che a Modena avevano visto segregate, durante il giorno, donne obbligate al marciapiede la notte, il reato di riduzione in schiavitù.
Dalla Nigeria all’Italia, ai viali di Modena della zona fiera e del quartiere industriale nord, il traffico è continuato dagli 2000 e continua tutt'oggi. Fenomeno criminale attenzionato, almeno ufficialmente, da parte delle istituzioni, in misura assolutamente inferiore rispetto a quello relativo allo spaccio. Altro grande filone di affari e d attività della criminalità organizzata nigeriana.
Anche quando entrambi convivono in particolari aree della città, come quella a nord della stazione, tra la zona industriale nord (per la prostituzione) e via Canaletto R-Nord, Parco XXII aprile e zone tempio (per lo spaccio). Allarme, quello legato all'offensiva della criminalità nigeriana dedita allo spaccio, confermato anche dalle ultime operazioni antidroga della Squadra Mobile della Polizia di Stato. Con due sequestri di droga e diversi arresti e denunce di soggetti nigeriani, tra i quali irregolari o richiedenti asilo con permessi di soggiorno per motivi umanitari. Sul fronte della prostituzione, Modena ha fatto nuovamente il giro d'Italia un anno fa con la notizia riguardante la giovane nigeriana obbligata a prostituirsi attraverso riti voodoo. Una delle tante donne violate, senza nome, che da anni riempiono le ombre di angoli e marciapiedi dell'area nord e della zona fiera
Nell'area compresa lungo le direttrici di viale del Mercato, via Massarenti, via Finzi e via Soratore, sono circa 12 quelle che operano, portate ogni sera, dopo le 8 dai loro protettori connazionali. Sotto gli occhi dei residenti. Le forze dell'ordine arrivano ma il reato di prostituzione non esiste. Esiste lo sfruttamento ma una volta giunti sul posto, questi se ne sono andati. Hanno vedette,come i loro connazionali spacciatori, agli accessi principali delle aree: su via Canaletto, e nelle immissioni dalla tangenziale. Spesso si muovono in bicicletta.
“La mafia nigeriana agisce in Emilia Romagna e sta diventando sempre più offensiva: alla Regione spetta il compito di mappare il fenomeno. E’ necessario sapere con precisione luoghi e modalità d’azione di questa pericolosa malavita organizzata da immigrati, che utilizza associazioni etniche e agenzie di money transfert come copertura per traffici di droga e prostituzione”.
Questo è ciò che chiedeva un anno e mezzo fa Alan Fabbri, capogruppo Lega Nord in Emilia Romagna, di fronte ad episodi, come appunto quello di Modena, che indicavano una recrudescenza violenta dei fenomeni.
Erano i giorni in cui l’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano pubblicò il rapporto che confermava le organizzazioni attive in Emilia Romagna che “operano in diversi settori, dal traffico di sostanze stupefacenti alla ricettazione, fino alla tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione”, insediate soprattutto nei territori di “Bologna, Reggio Emilia, Modena, Ravenna e Rimini'.
Ma se la diffusione della mafia autoctona, italiana (camorra e 'Ndrangheta), pur sottovalutata per anni, è stata al centro dell'attenzione ufficiale delle istituzioni, la stessa cosa non si può dire per la quella nigeriana, pur da anni presente e diffusa in Emilia - Romagna. Al punto da rendere notizia istituzionale anche il fatto di riportare il tema sul tavolo della riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica coordinato dal Prefetto. Che dopo anni, su richiesta del sindaco al Prefetto, porrà ufficialmente il tema della criminalità nigeriana che 'schiavizza giovani donne e uomini per prostituzione, spaccio, accattonaggio molesto, nell'ordine del giorno del prossimo comitato.