Minacce da mafia libica a Don Mattia, chiesta archiviazione, scoppia il caso politico e non solo

Da Rifondazione al PD alla Cei, vicinanza al giovane parroco e capellano di Mediterranea. Nell'aprile scorso le sua denuncia in piazza Grande e al nostro microfono


Il caso è venuto a galla sul quotidiano Avvenire: 'Il prete sia silenzioso' è il titolo dell'articolo che oggi accompagna ed esamina il caso e le motivazioni della richiesta di archiviare le minacce della mafia libica a don Mattia Ferrari, parroco modenese e coppellano di Mediterranea.
Per sottrarsi a rischi di ripercussioni, è la tesi che emerge dal caso, il prete dovrebbe agire con modi 'riservati e silenziosi'.
E così si è aperto il caso. Con il Pd in parlamento a parlare di tesi strana e Mediterranea a schierarsi con don Mattia'
Le dichiarazioni di Don Mattia sulle minacce ricevute erano state raccolte da La Pressa il 25 aprile in piazza Grande a Modena.
Fu uno degli ospiti della manifestazione dell'Anpi a salire sul palco e a parlare. Al termine, sceso dal palco, approfondimmo con lui (video sotto), alcuni aspetti di quanto dichiarato dal palco
Sul caso, interpellato a margine di un evento pubblico a Bologna, è intervenuto anche il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Cei: 'Devo leggere ancora le motivazioni' contenute nella richiesta di archiviazione della Procura di Modena, premette il cardinale, ma 'se ci sono dei motivi di preoccupazione ulteriore, credo che sia importante comunque che si continuino a verificare le responsabilità libiche, di quelli che minacciavano e che hanno minacciato'. E questo 'al di là di qualunque provvedimento', puntualizza Zuppi, il quale auspica 'che sia attenzione da parte della giustizia, perché gli scafisti siano identificati e perseguiti'.
Poi, parlando di Don Mattia, afferma: 'E' un prete modenese, della nostra zona quindi, e lo conosco. È una persona che si adopera molto e che è sempre ben attenta ai temi dell'immigrazione, una persona che ha sempre riproposto il problema di chi muore in mare e anche di chi viene trattato come un animale nei campi' di migranti, che 'come ha detto papa Francesco sono dei veri e propri campi di concentramento e di violenza. Don Mattia si è sempre occupato di questo e l'ha ricordato, perché non possiamo abituarci che ci siano delle persone che vivono così', conclude Zuppi.
Vicinanza a Don Mattia Ferrari e stupore per la richiesta della Procura da parte di Elly Schlein e di Stefano Vaccari. Sul fronte modenese ad esprimere solidarietà e vicinanza a Don Mattia Ferrari anche Rifondazione Comunista. I segretari regionali e modenesi del partito, Stefano Lugli ed Elena Govoni ritengono 'inaccettabili motivazioni con cui la Procura di Modena ha chiesto l’archiviazione del fascicolo relativo alle intimidazioni che da tempo subisce tramite account Twitter collegati ad esponenti della mafia libica'.
'La Procura di Modena, nelle motivazioni alla base della richiesta di archiviazione - afferma in una note il partito - sminuisce le minacce della mafia libica subite da Don Mattia Ferrari e addirittura lo ritiene responsabile di aver provocato la reazione intimidatoria di chi lo ha preso di mira per la denuncia pubblica sul ruolo della malavita su quanto avviene nel Mediterraneo. Non solo, la Procura di Modena implicitamente invita Don Mattia Ferrari al silenzio e a non esporsi politicamente e pubblicamente.
Quello della Procura di Modena è un atteggiamento che respingiamo e che non tolleriamo provenga da chi, invece, dovrebbe operare per garantire il pieno svolgimento delle indagini e individuare i responsabili delle minacce al parroco' - concludono Lugli e Govoni.
Don Mattia affida direttamente una 'breve dichiarazione' a Facebook che dice: 'Moltissime persone mi stanno scrivendo pubblicamente o privatamente per esprimere solidarietà. Siccome sono studente alla Faculty of Social Sciences -Pug- Roma e ho lezione stamattina e oggi pomeriggio, non riesco a rispondere a tutti. Ne approfitto per ringraziare qui tutte e tutti coloro che stanno esprimendo in pubblico o in privato la loro solidarietà'.
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