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'Obbligo vaccinale, ultimo capitolo dell'era dei diritti calpestati'

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'L'obbligo vaccinale per i sanitari cosi come proposto, rappresenta una coercizione, paventando il demansionamento e la sospensione senza stipendio'


'Obbligo vaccinale, ultimo capitolo dell'era dei diritti calpestati'
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Il Decreto Legge in merito all’obbligatorietà della vaccinazione anti-covid per tutto il personale sanitario, è in ordine di tempo l’ultimo attacco ai diritti fondamentali delle persone ed al mondo del lavoro. Non si tratta di mettere in discussione la validità dei vaccini a livello teorico, né della ricerca scientifica, anche se depotenziata negli ultimi decenni.
Ma ciò non vieta di criticarla se non consente una proficua dialettica e se corre il rischio di essere asservita ad interessi privatistici invece di perseguire l' interesse collettivo. Allo stato attuale delle conoscenze, la vaccinazione anti Covid, non può essere un obbligo, ma una scelta informata. L'obbligo vaccinale cosi come proposto, rappresenta una coercizione, paventando il demansionamento e la sospensione senza stipendio, la sospensione è punitiva e coercitiva: chi vive del proprio stipendio non può sceglierlo.

E' un provvedimento punitivo e classista.


Anche le Regioni fanno a gara a chi arriva prima cavalcando l'onda dell'obbligo vaccinale.
Il 30 marzo l' Emilia Romagna ha comunicato ufficialmente che gli Operatori del Servizio Sanitario Regionale non sottoposti a vaccinazione contro il Sars-Cov2 saranno soggetti a modifiche del giudizio d'idoneità da parte del Medico competente, prevedendo una Non Idoneità specifica temporanea.
L' obbligo vaccinale lede il rispetto dei diritti umani tutelati dal Consiglio d'Europa, i principi garantiti dalla Costituzione e norme di diritto internazionale come la centralità e l'inviolabilità della persona, già messi a dura prova in questo periodo. Quale governo costituzionale può avere condiviso un testo di legge che abbatte alcuni pilastri della Costituzione, dello Statuto dei Lavoratori? Si può obiettare che in tempi di emergenza i diritti costituzionali possono essere sospesi per fini di salute pubblica. Quindi un provvedimento del genere deve fondarsi su risultanze mediche, sanitarie, scientifiche di
chiara evidenza. Ma è cosi?

Il presupposto dell'obbligo è che la vaccinazione sia indispensabile per il perseguimento di un interesse pubblico ed alla base c'è la narrazione corrente che il personale sanitario deve essere vaccinato per evitare che rischi di essere veicolo di contagio nell' esercizio della propria attività. Ma come riportato sul sito dell' AIFA e le FAQ relative, il Rapporto ISS del 13/3/2021, i fogli illustrativi, le condizioni per cui un vaccinato non possa trasmettere il virus non è dimostrata, in quanto i vaccinati possono contrarre il virus e contagiare gli altri, non sviluppare immunità. Questo decreto cozza contro ogni logica scientifica, contro dati sanitari e contro il buon senso pratico.

Non alla mancanza di un vaccino, ma a carenze organizzative, all'assenza di DPI e di materiale di protezione adeguato, all' inadeguatezza dei criteri di tracciamento, ai tagli alla Sanità, ai criteri di accreditamento, alla mancanza di un protocollo adeguato per le cure domiciliari, alla carenza di personale dobbiamo l'elevato numero di ammalati e di morti.

Attualmente i protocolli per la prevenzione, il contenimento e la gestione della difusione del virus adottati nelle Aziende sanitarie, ed in generale in tutti i luoghi di lavoro, come l' utilizzo dei normali dispositivi di protezione individuale che se usati correttamente, sono stati finora ritenuti sufficienti a garantire la sicurezza dei lavoratori e di chi è in contatto con loro, forse, non sono più sufficienti?
Lavorare per otto ore e a volte anche di più, indossando tali dispositivi è un sacrificio sufficientemente gravoso che tutti noi stiamo esercitando e che non penalizza la dedizione con la quale ci prendiamo cura di dei pazienti, delle persone a cui diamo il nostro servizio.
Inoltre le ritorsioni nei confronti di chi per motivi personali, considerazioni ideologiche o di salute, sceglie di non sottoporsi alla vaccinazione, sono sempre più marcate. Ad esempio il mancato rinnovo dei contratti a termine, oppure la costrizione e utilizzo di DPI non adatti (tute in pvc) al personale non vaccinato in contesti non necessari, esulando da quanto previsto dalla leg.81/2008 “sicurezza sul lavoro” che norma il corretto utilizzo, sospensione dal servizio, trasferimenti etc.. Rischiando un'immotivata caccia all'untore.

Gli eroi diventano vittime. Non siamo in guerra. O almeno, ci rifiutiamo di crederlo. Il personale sanitario, i cosiddetti (ex) Eroi, quando si ammalavano e morivano, senza presidi negli ospedali, nelle Cra/Rsa, ora si vuole costringerli a sottoporsi in maniera indiscriminata ad un trattamento sanitario, sperimentale approvato dall’EMA in via emergenziale, i cui effetti a breve, medio e lungo termine sono ignoti.
Questo ci riporta indietro ad un periodo storico buio e nero di cui dovrebbe essere rimasta traccia nella memoria collettiva. La questione dell’obbligo vaccinale è un pretesto per comprimere ancora di più i diritti individuali, partendo dai luoghi di lavoro, attuando discriminazioni ed una crescente pressione psicologica. Esercitare un diritto di critica e di motivata preoccupazione non può identificarci nell'immaginario collettivo come negazionisti, no vax, no mask è perché no, terrappiatisti.
È necessario esprimere piena contrarietà a qualsivoglia discriminazione sui luoghi di lavoro.
Già accade che al lavoratore vengano imposte ferie o sospensioni, già vengono prospettate azioni da parte dei datori di lavoro che mettono pressioni rispetto alle proprie libere scelte. Nel contempo essendo già avviata la campagna vaccinale, si riscontrano procedure scorrette anche per gli operatori che scelgono di vaccinarsi.
1. La vaccinazione non può avvenire in orario di lavoro ed il giorno di assenza per vaccinazione dovrebbe essere retribuito regolarmente. Nella quasi totalità dei casi invece il lavoratore si sottopone alla vaccinazione durante l'orario di lavoro e rientra in turno con possibili ripercussioni in caso di malessere, per se stesso, per il servizio e per i colleghi che si ritrovano con un maggior carico di lavoro, vista la carenza di personale già ai minimi del fabbisogno.
2. In caso di effetti collaterali dovuti al vaccino, l’assenza dal luogo di lavoro dovrebbe essere riconosciuto come infortunio per cause di servizio, procedura che deve essere attuata attraverso il medico competente. Mentre attualmente ai lavoratori viene detto di contattare il proprio medico di base e di restare a casa in malattia.
3. In generale ai lavoratori come procedura di prevenzione e diffusione del contagio, viene data l’indicazione di non recarsi al lavoro, in presenza di sintomi influenzali riconducibili al covid, di restare a casa contattando il proprio medico curante. Per cui sarebbe doveroso che le assenze per tali condizioni non vadano a incidere sul periodo di comporto.
4. Le assenze dal servizio causa covid, esoneri per rischio salute del lavoratore, malattia, attesa dell'esito dei tamponi per quarantena da contatto stretto ecc.., non dovrebbero andare a incidere sulle schede di valutazione (sistema di premio nel lavoro pubblico) per i rispettivi incentivi e possibilità di accedere alle progressioni economiche.
Questi sono alcuni punti concreti che bisogna portare avanti, perche' la campagna di vaccinazione è già partita e nei fatti è già un’obbligo per le pressioni esercitate, con il rischio di ledere la libertà individuale, principio cardine della nostra costituzione. Il timore è che ciò diventi la normalità aprendo un precedente rischioso sul futuro di tutto il mondo del lavoro, già duramente attaccato.

In qualunque caso, sia che si tratti di obbligo o di pressione, si pone la questione di vaccini di cui non si hanno ancora certezze sulla sicurezza ed efficacia non essendo ancora conclusa la sperimentazione, tant'è che nel consenso informato che ogni lavoratore finora ha firmato prima di sottoporsi alla vaccinazione, è chiaramente indicato che non si hanno certezze su eventuali effetti collaterali a lungo termine. Inoltre secondo quanto riportato dall' Istituto Superiore di Sanità, poiché la durata della protezione dei vaccini non è stata ancora definita e si presume che anche i soggetti vaccinati possono andare incontro ad infezione e contagiare, è necessario mantenere in atto tutte le procedure di
prevenzione del contagio, uso dei dpi... A quale scopo rendere obbligatorio il vaccino?
Non sarebbe più opportuno impegnarsi in una strategia più lungimirante che affronti un dibattito democratico sul tipo di società e di vita che vogliamo evitando compressioni e discriminazioni dei diritti individuali?
Grazie mille dell'attenzione
Domenica Lepera operatrice socio sanitaria e altre operatrici e operatori esercenti le professioni sanitarie e socio assistenziali

Redazione Pressa
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