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Il grande bosco 'protetto' delle casse di espansione del Secchia ormai raso al suolo

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Avanza velocemente l'abbattimento di migliaia di alberi ad alto fusto su decine di ettari del bacino in linea. Obiettivo, utilizzare i sedimenti su cui poggiano per potenziare gli argini della cassa, piccolo tassello nei tanti da comporre per adeguare un sistema che funziona solo per piene piccole. Ma il disboscamento totale pare lontano delle previsioni e dagli annunci della Regione e non ci sono tempi sulle opere per compensare la perdita di 40 ettari di bosco


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Più della metà del grande bosco cresciuto negli ultimi 40 anni su una superficie di circa 40 ettari all'interno del bacino in linea delle casse di espansione del fiume Secchia è stata letteralmente rasa al suolo negli ultimi mesi, mentre il resto (delimitato nella immagine con il tratto rosso), potrebbe scomparire le prossime settimane, sotto la forza dei mezzi meccanici schierati sul posto pronti a ripartire dopo il lungo fine settimane di ferragosto.

Il tratto che si estende dal ponte di Rubiera della via Emilia fino oltre il livello del manufatto sfioratore della cassa d espansione, lato comune di Modena, e fino alla diga (manufatto regolatore), lato Comune di Campogalliano, si è trasformato negli ultimi due mesi in una landa desolata, cimitero di alberi abbattuti e distesa a perdita d'occhio di terreno argilloso reso duro come il cemento dal sole delle ultime settimane.

Al posto di migliaia di alberi ad alto fusto ora c'è il vuoto. Il verde è stato sostituito con una distesa marrone sulla quale giacciono migliaia di alberi che grandi macchinari trasportano trasformano, sul posto, in trucciolato.

Il polmone verde di circa 40 ettari tra i comuni di Modena, Campogalliano e Rubiera classificato come riserva naturale per diverse specie di flora e fauna ha le ore contate. Nel silenzio della politica e del mondo ambientalista, anche se il punto va oltre all'ambientalismo, compreso quello di facciata. Fatto sta che questo grande bosco, già dimezzato, presto sarà solo un ricordo. Presto assumerà le stesse caratteristiche di quella landa desolata che ha già trasformato totalmente il paesaggio naturale dal ponte di Rubiera verso nord, per oltre un chilometro e che impressiona non solo coloro che frequentano il percorso natura delle casse camminando o pedalando sugli argini, ma anche chi ha seguito e pubblicato negli ultimi mesi le informative che da Regione ed Aipo venivano diffuse sull'intervento in atto.

Un intervento da 27 milioni di euro, finanziato con fondi Pnrr-Next Generation Eu, presentato a grandi linee con una nota della Regione gà nel febbraio scorso. Funzionale alla realizzazione di uno dei 4 punti su cui si sviluppa il lungo e ancora indefinito (soprattutto nella tempistica), percorso che dovrebbe portare all'innalzamento della capacità di laminazione delle casse e alla messa in sicurezza del sistema anche di fronte ad eventi di piena con tempo di ritorno superiore ai 20 anni (piene piccole)

Da anni gli organismi tecnici e Aipo hanno messo nero su bianco e posto sui tavoli della politica di governo regionale provinciale e comunale le criticità strutturali nel funzionamento e nella capacità di laminazione della cassa di espansione sul fiume Secchia. In particolare
1) insufficienza dell’invaso nel fornire un grado di laminazione adeguato rispetto all’evento di riferimento, con tempo di ritorno TR=200 anni
2) inadeguatezza dei manufatti di sbarramento e di sfioro laterale nell’ottimizzare l’efficienza dell’invaso, anche per eventi di piena di minore entità (maggiori di TR 20 anni)
3) inadeguatezza normativa dell’opera, rispetto previsioni del DPR 1363/59, con particolare riferimento all’entità del franco idraulico dei manufatti e rilevati arginali in concomitanza con il passaggio dell’evento di progetto.

In sostanza per garantire la sicurezza anche di fronte ad eventi di piena anche di poco superiori a livello TR20 il sistema delle casse di espansione va di fatto ricostruito. E i tecnici, sul tavolo della politica, hanno indicato anche come. Posto che il livello di adeguamento a piene con Tempo di Ritorno 200 anni (valore ottimale in quanto lì tecnici ed ingegneri idraulici hanno individuato il punto di equilibrio tra costi necessari per le opere e costi derivati da eventuali eventi alluvionali possibili se quelle opere non vengono realizzate), è tecnicamente irraggiungibile per l'insufficienza della capacità di invaso, gli ingegneri AIPO hanno comunque prospettato 4 punti su cui intervenire per adeguare il sistema a piene più grandi e garantire la sicurezza (che oggi non c'è), ai comuni che a partire da Campogalliano arrivando a Modena sarebbero impattati con enormi conseguenze da un eventi alluvionali derivanti da piene anche solo un po' più grandi rispetto a quelle sostanzialmente piccole che negli ultimi anni si sono spesso ripetute mettendo fortemente sotto stress l'intero sistema.

Di seguito gli interventi da realizzare compatibilmente con i finanziamenti

LOTTO 1 - Adeguamento dei manufatti di regolazione ed opere connesse (finanziato)
LOTTO 2 - Adeguamento in quota delle arginature esistenti (oggetto del presente articolo e finanziato con fondi PNRR)
LOTTO 3 - Ampliamento della cassa di espansione del fiume Secchia (comparto in comune di Rubiera) – (finanziato)
LOTTO 4 - Realizzazione «seconda» cassa di espansione del fiume Secchia (non finanziato)

Nonostante siano punti definiti da anni, nessuno di questi è stato realizzato, anzi non è stato nemmeno avviato, nonostante il fatto che l'alluvione del 2014, generata dalla rottura dell'argine del fiume Secchia, abbia segnato un punto di svolta anche nell'attività politica, nella programmazione e nei progetti, dopo più di 30 anni di sostanziale immobilismo.

Tornando al disboscamento in atto e al futuro utilizzo del materiale di sedime per l'innalzamento e il potenziamento della base delle arginature, inquadrandolo nei punti suddetti, si spiega come di per sé e preso singolarmente l'intervento, a differenza di quanto fatto intendere dalla Regione, nulla conta ai fini dell'innalzamento significativo della sicurezza idraulica e della capacità della cassa. Tantomeno la rimozione degli alberi che così come è, è ben lontana da quella manutenzione descritta nelle note della Regione. Va detto chiaro. La rimozione di migliaia di alberi, di un intero bosco, con tutte le conseguenze sul fronte ambientale, è solo funzionale al fatto che non si può toglier terra e sedime senza prima togliere gli alberi e il bosco che ne sono avvolti e che quel sedime ricoprono. E qui sta comunque un altro aspetto che non emergeva nelle previsioni e nelle descrizioni di Regione ed enti preposti. Che parlavano di taglio nella fascia in prossimità delle arginature (così da prelevare il sedime e posizionarlo alla base delle arginature stesse per rafforzarle alla base a seguito dell'innalzamento), e non su tutta la superficie di bosco e su tutto il bacino, come invece sta avvenendo.

Sulla conferma che il materiale sedimentato a seguito delle piene negli anni in cui la cassa non è stata oggetto di pulizia e manutenzione presenta le caratteristiche per essere utilizzato per l'innalzamento e il rafforzamento degli argini, si è espresso recentemente, anche con un video disponibile sul canale youtube di Aipo, l'ingegnere Massimo Valente, responsabile Aipo per l'area di Modena. Ma sui tempi di rimozione e potenziamento degli argini non c'è certezza. E, lo ripetiamo, anche quando concluso, questo singolo intervento del lotto 2 non inciderà in maniera significativa sull'adeguamento della cassa a piene più grandi; adeguamento che dovrà necessariamente vedere il completamento degli altri tre lotti, su tutti il rifacimento della diga (manufatto regolatore) e del cosiddetto sfioratore. Tentare di fare passare l'intervento in oggetto, addirittura anche solo la rimozione degli alberi e dei sedimenti, come potenziamento significativo della cassa è semplicemente sbagliato, e significa non fornire consapevolmente un'informazione corretta ai cittadini. Perché per arrivarci, a quell'adeguamento e a quella sicurezza, è necessario che tutti i punti sopra indicati vengano realizzati. E i tempi, purtroppo, non solo saranno lunghi, ma sono ancora indefiniti. Così come lo sono tempi e le modalità della compensazione delle aree boschive protette a tutela della fauna che in esse vivono, anzi, ormai possiamo dire, vivevano. Anche solo perché c'è da tenere in conto il fatto che prima di riavere un bosco come quello fatto scomparire, ci vorranno decenni.

Gianni Galeotti

Gianni Galeotti
Gianni Galeotti

Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie..   Continua >>


 

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