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Ammonta a 2,33 milioni di euro la cifra che il Ministero della Salute ha rimborsato alla Regione Emilia Romagna nel 2017 per la copertura delle spese sostenute in un anno per l'assistenza sanitaria erogata agli stranieri non in regola con il permesso di soggiorno e presenti sul territorio regionale. Un cifra importante, che come tale non aiuta certo a comprendere storie, persone, drammi umani, che si celano dietro ad ogni euro speso per assistere persone che di fatto, stando alla normativa vigente, non dovrebbero e non potrebbero, né essere né permanere sul territorio, ma che proprio come cifra ci aiuta a dare una dimensione quantitativa rispetto alla presenza di stranieri irregolari sul territorio stesso. Una cifra altrettanto importante, se consideriamo che si tratta solo delle cifra 'conosciuta', portata alla luce dal fatto di essere legata a persone che per diversi motivi, hanno avuto bisogno, per urgenza ma non solo, di rivolgersi a strutture sanitarie.
Soggetti che non essendo regolari sul territorio, la legge definisce Stranieri Temporaneamente Presenti (STP), acronimo che viene usato anche per identiicare un tesserino sanitario speciale che viene consegnato e consente loro e che consente a chi non è in regola con la normativa sull'immigrazione, di accedere a cure e prestazioni fornite dal sistema sanitario nazionale e regionale pubblico.
Per loro, il comma 3 dell'articolo 35 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, riconosce infatti il diritto all'accesso a tutte le strutture pubbliche e private accreditate sia per cure urgenti o comunque essenziali e sia per interventi di medicina preventiva e prestazioni di cura correlate.
Prestazioni che vengono erogate da una rete di strutture ambulatoriali distribuite sul territorio nazionale regionale e provinciale. Erano 27 quelle censite nel 2015 dalla Regione, in Emilia Romagna, in costante aumento rispetto alle 25 del 2014 ed alle 24 nel 2013.
Di queste, 18 sono gestite dall'azienda Ausl e 9 gestite da Associazioni ed organizzazioni no-profit. Sei quelle in provincia di Modena, di cui tre gestite dall'Azienda USL e tre gestite da Associazioni/Organizzazioni no profit, tra le quali spicca Porta Aperta. A Modena sarebbero (dato per difetto), circa 700 gli stranieri che avrebbero usufruito del servizio in un anno, e 4.700 quelli in regione. Persone che spesso proprio per la loro condizione sociale e lavorativa irregolare, e per questo non certo ottimale, risultano spesso anche portatori di problematiche di salute maggiori. Elementi che a loro volta portano, come conseguenza naturale, ad avere un maggiore impatto sulla loro condizione psico-fisica e, conseguentemente, sulla spesa pubblica necessaria per garantire loro l'assistenza sanitaria adeguata. Portando a cifre importanti in termini di spesa pubblica, ovvero a quei 2,3 milioni di euro che l'Emilia Romagna, nel 2017, ha coperto attraverso la propria rete di strutture.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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