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Trent'anni fa la mafia uccideva l'imprenditore Libero Grassi

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Maria Falcone: 'Lasciato solo dalle associazioni di categoria, nel silenzio assordante di una Palermo prigioniera di Cosa nostra'


Trent'anni fa la mafia uccideva l'imprenditore Libero Grassi
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Palermo ricorda Libero Grassi, l’imprenditore ucciso dalla mafia il 29 agosto del 1991 perché si era ribellato al pizzo. Rappresentanti delle forze dell’ordine e delle istituzioni, ma anche semplici cittadini e i ragazzi di Addiopizzo, oggi si sono dati appuntamento in via Alfieri, sul luogo dell’agguato, dove Davide e Alice Grassi, figli dell’imprenditore, hanno dipinto di vernice rossa il punto in cui i sicari di Cosa nostra entrarono in azione.
“Libero Grassi era un imprenditore, una persona civile, un punto di riferimento culturale che ha rappresentato e rappresenta ancora oggi, a distanza di 30 anni dal suo assassinio, l’esempio di una nuova coscienza per gli imprenditori”, ha affermato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, tra i presenti oggi in via Alfieri davanti al manifesto commemorativo che ricorda il sacrificio dell’imprenditore.


“In quegli anni - ha aggiunto - era isolato nella sua denuncia, ed era scomodo perché le istituzioni statali ed imprenditoriali avevano il volto della mafia. Oggi Libero Grassi può dire missione compiuta ma non ancora completata perché le zone grigie, in una Palermo cambiata in sintonia col sacrificio di Grassi nel rifiuto della violenza criminale mafiosa, seppur grandemente ridotte, continuano ad esistere”. Alla cerimonia ha partecipato anche il prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani.

“Trent’anni fa la mafia uccideva Libero Grassi, un imprenditore che credeva nella dignità del lavoro e si è rifiutato di piegarsi al racket. Lasciato solo dalle associazioni di categoria, nel silenzio assordante di una Palermo prigioniera di Cosa nostra, decise di spiegare dalle pagine dei giornali, con poche e semplici parole, perché pagare il pizzo non era giusto. Un gesto rivoluzionario in una città allora sottomessa.

La sua morte ha segnato una svolta. Nella consapevolezza di commercianti, imprenditori e cittadini c’è un prima e un dopo Libero Grassi - ha dichiarato Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone -. In molti hanno raccolto il suo testimone con coraggio. Oggi, anche grazie al lavoro di tante associazioni antiracket, Palermo è cambiata. Resta molta strada da fare, ma Libero non è morto invano”.

“Se provo qualcosa contro questa città, se ce l’ho ancora con Palermo? Allora, quando uccisero mio padre, Libero Grassi, sì. Tantissimo. Terribilmente. Lui stesso ce l’aveva con Palermo, tutti noi a maggior ragione, dopo il suo omicidio. Ora la città è cambiata, 30 anni sono tanti: molti palermitani sono diventati buoni cittadini, a parte una fetta irrecuperabile”, ha dichiarato in una intervista a ‘La Stampa’ Davide Grassi, figlio dell’imprenditore.
Secondo Davide Grassi il padre “non si rese conto che stava rischiando tantissimo”, poi tornando su Palermo aggiunge: “È una città di omertà diffusa e ignava. L’ignavia non è colpevole, ma quasi”. Oggi Palermo “è una città grigia” in cui “nessuno dio noi - ancora Grassi- è completamente onesto e nemmeno completamente disonesto. Più del sacrificio di mio padre - conclude - l’hanno cambiata le stragi del ’92, la presa di coscienza della società civile, l’impegno di Addiopizzo. Un pezzo di Palermo è diventato buono, un pezzo proprio malvagio”.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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