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'In data odierna ho rassegnato le dimissioni dal Clpt Trieste poiche' e' giusto che io mi assuma le mie
responsabilita'. Una di queste e' la decisione di proseguire il presidio fino al 20 di ottobre. La decisione e' soltanto, mia non e' stata forzata da nessuno, anzi non volevano accettarle, ma io l'ho preteso'.
Così Stefano Puzzer, portavoce del sindacato Clpt di Trieste, fino alla notte scorsa guida del gruppo di lavoratori che aveva lanciato lo sciopero ad oltranza fino alla rimozione del Green Pass, formalizza, attraverso il profilo FB, il suo passo indietro. Al termine di una notte concitata seguita ad una serie di comunicazioni diffuse poi corrette. Dall'annuncio della ripresa del lavoro in attesa di un incontro a Roma con il governo, il 30 ottobre, poi corretto da una dichiarazione arrivata alla mezzanotte dello stesso Puzzer in cui la lotta veniva rilanciata con un 'non ci fermiamo, andiamo avanti'.
Fino alla doccia fredda di questa mattina con l'annuncio del passo indietro rispetto alla guida del movimento dei portuali. Da qui un effetto a cascata fino ad arrivare ad una vera e propria spaccatura dei lavoratori. In tanti suoi colleghi non avrebbero gradito di avere saputo solo a cose fatte della sua retromarcia consumata ieri sera nel giro di poche ore, prima con l'annuncio dell'epilogo del presidio e poi con la decisione di proseguire. Con il passare delle ore emerge in modo sempre piu' netto la frattura tra i no green pass e i 'duri e puri' del movimento che ieri stando a quanto riportato dall'agenzia AGI, avrebbero 'convinto' Puzzer, anche con delle minacce, al dietrofront. 'Se siamo cosi' pochi non riusciamo a fermare il porto. Allora non ha senso, non possiamo stare senza stipendio cosi' tanti giorni', ha spiegato un portuale a un rappresentante dei no green pass che lo invitava a proseguire nella protesta 'fino all'abolizione del decreto sul green pass'.
Domani, alla riapertura piena delle attività, la prova del nove.
Redazione Pressa
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