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Arriva il 'lieto fine' per le 15 caprette che avrebbero dovuto essere abbattute e invece sono state 'salvate' dal Comune di Modena: lasceranno la citta' dopodomani. Da alcuni mesi, accudite anche con la collaborazione della Polizia municipale, si trovano nella zona di via Cavo Argine dove e' stato approntato un recinto per poterle controllare meglio. Il loro destino pareva appunto essere quello dell'abbattimento, dopo che le autorita' sanitarie avevano valutato che non potessero piu' rimanere allo stato brado nell'area a nord della citta'. Invece, grazie alla collaborazione dell'associazione 'Vitadacani onlus', le caprette 'troveranno casa' in diverse fattorie che fanno parte della Rete dei Santuari degli animali liberi e che si trovano in varie zone d'Italia.
Al progetto hanno collaborato alcuni settori del Comune (dall'ufficio Benessere animale alla Polizia di prossimita', fino alle Politiche sociali e sanitarie) oltre che gli esperti del centro fauna selvatica del Pettirosso.
'Gli animali sono sani, ma non sono utilizzabili a fini produttivi o per l'alimentazione. Il primo nucleo di capre, infatti, e' cresciuto libero nell'area della discarica e senza le necessarie tutele sanitarie', ricorda il Comune.
Il percorso per evitare l'abbattimento ha previsto l'applicazione della marca auricolare agli animali, prelievi e analisi per gli accertamenti sanitari, la realizzazione del recinto per garantirne il controllo e, persino, l'assegnazione al Comune di un codice per l'allevamento in modo da poter organizzare il trasferimento nelle strutture attrezzate per ospitare animali da allevamento che non possono entrare in aziende agricole.
Nei giorni scorsi la giunta ha approvato una delibera, su proposta dell'assessora alle Politiche sociali Roberta Pinelli, con la quale si assegna un contributo di 3.000 euro all'associazione 'Vitadacani onlus' per il trasporto degli animali. Alcune delle caprette troveranno casa in Friuli, altre a Lucca, in provincia di Genova, a Vigevano, a Budrio e a Correggio e una verra' collocata a Mirandola.
Redazione Pressa
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