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Un altro rigoglioso albero, già alto diversi metri, che costeggiava la pista ciclopedonale che collega l'estremità nord di viale del Mercato e viale Gramsci, è stato strappato dalla terra da una ruspa. Questa mattina. Uno spettacolo triste per le persone che con bambini passeggiavano in zona e che ci hanno segnalato il caso. L'ultima di diverse grosse piante che fino a qualche mese fa rendevano quel fazzoletto di terra verde ancora incolto, che confina con il parchetto giochi di viale Gramsci, un angolo di natura piacevole da vivere e, la cosa non guasta, anche da vedere. Se non fosse per l'essere circondato per la metà dalla tangenziale. Perché con il cantiere per la realizzazione di un sito destinato ad orti per anziani voluto lì dal Comune, di quel verde e di quegli alberi è rimasto solo il ricordo.
Un brutto ricordo visto che l'ultima immagine che molti avranno è quella che pubblichiamo di quel bell'albero strappato dalla sua terra a furia di colpi di benna per spezzarne le grosse radici. E per fare spazio, nel caso di quella segnalata stamattina, non si sa bene a che cosa. Se altre piante estirpate e cancellate erano nate e cresciute nell'area ora occupata da marciapiedi in cemento che conducono alle casseforme degli orti, quella sradicata questa mattina costeggiava la ciclopedonale facente parte di quelle che costituivano di fatto una cintura verde all'area. Una cintura verde che tra l'altro sarebbe auspicabile mantenere o realizzare come previsto in molti cantieri urbani in aree inquinate, per fare da barriera all'inquinamento da traffico. Ma che invece di essere mantenuta od eretta ex novo, è stata smantellata.
Ed è così che al posto di alberi e prato, anche se nell'ottica di uno sviluppo sostenibile, ambientale e sociale, legato alla creazione di orti da destinare a privati ed anziani, sta prendendo forma un'area desolata, senza alberi, con tanto cemento e senza ombra, interrotto dalle strutture di orti urbani la cui collocazione genera non pochi dubbi. Perché se da un lato è stata evidentemente colta la raccomandazione, che ormai emerge anche in diversi studi internazionali, di non creare orti urbani utilizzando la terra già presente, anche se incolta, per il rischio che questa, situata in un area fortemente inquinata dal traffico ed altre emissioni sia contaminata dal deposito delle stesse (raccomandazione colta attraverso la creazione di casseforme con terra di riporto), è altrettanto evidente il rischio legato a coltivazioni confinanti su due lati senza barriere, con la tangenziale, a 20 metri da un deposito di logistica dal quale vanno e vengono centinaia di veicoli commerciali al giorno e, ciliegina sulla torta, a nemmeno un chilometro in linea d'aria dall'inceneritore, attorno al quale il deposito di polveri ed inquinanti è da anni confermato. Ed avere a disposizione un orto in una delle aree urbane più soggetta ad emissioni inquinanti non sappiamo quanto possa essere positivo ed il piacere di avere uno spazio verde da coltivare tutto per sé. L'auspicio è che in onore del principio di precauzione che dovrebbe trionfare quando si parla di salute pubblica, siano svolte, nell'area, tutte le verifiche prelimnari per stabilire la concentrazione di inquinanti nell'area e l'impatto che sulle coltivazioni all'aperto di verdure ed ortaggi queste possano avere.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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