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Punti nascita chiusi, partorire in montagna è un film...

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Risulta del tutto anacronistico e inspiegabile che una partoriente non possa partorire in un reparto di ginecologia il più possibile vicino a luogo di residenza


Punti nascita chiusi, partorire in montagna è un film...
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Non siamo né a Cinecittà né su Striscia la notizia. Ma siamo in una normale abitazione di Pievepelago sull'Appennino modenese dove una donna di 36 anni di nome Lenka ha partorito in casa grazie alla assistenza a... distanza di una ostetrica che telefonava dal reparto di ginecologia del Policlinico di Modena.

E meno male che siamo nell'era dei cellulari e che si è fatto fronte ad una partoriente in difficoltà grazie ad un telefonino. Ma, proprio per questo, risulta del tutto anacronistico e inspiegabile che una partoriente non possa partorire in un reparto di ginecologia il più possibile vicino al luogo di residenza che, per quanto riguarda Pievepelago, è l'ospedale di Pavullo dove, fino a qualche anno fa, vi era un funzionante reparto di ostetricia e ginecologia a disposizione di tutte le donne della montagna, reparto poi improvvisamente e improvvidamente soppresso a seguito dei famosi tagli alla sanità pubblica di cui ne stiamo pagando ancora le conseguenze.

C'era un governo di centro sinistra e il ministro della sanità che si era assunto il compito di tagliare i reparti ginecologici degli ospedali più piccoli, era Beatrice Lorenzin, che poi il Pd presenterà candidata alle elezioni politiche in un collegio di Modena, nonostante abiti a Roma.

Contro questa decisione partì subito una sollevazione della popolazione dell'Appennino modenese, in particolare delle donne, perchè il governo si rendesse conto che in caso di bisogno si deve fare i conti con strade spesso tortuose, di giorno ma anche di notte e con ghiaccio nei mesi invernali. E vennero raccolte a varie riprese e per iniziativa di diversi Comitati di protesta, animati da Maria Cristina Bettini, migliaia di firme di protesta inviate sia al Governo che al presidente della Regione Bonaccini con la richiesta di riapertura del centro nascite di Pavullo da porre a disposizione delle partorienti dei tanti comuni dell'Appennino modenese.

Richiesta sino ad ora rimasta lettera morta e senza risposta alcuna né da Roma nè da Boiogna.
E proprio a Pievepelago l'altro giorno si è verificata “una scena da film”, come l'ha definita il marito Claudio Sassatelli, a cose conclusesi fortunatamente bene. Con una partoriente che ha fatto nascere nella propria abitazione il bambino col telefonino all'orecchio, collegata con una ostetrica del Policlinico di Modena.

Mamma e bambino sono state comunque ricoverati in ospedale a Modena e, per farlo, è stato chiesto l'intervento dell'elisoccorso del 118.

“Sembrava di essere in un film”, ha continuato a commentare il marito della donna finalmente uscito da un incubo e dalla preoccupazione per quello che poteva accadere. E allora è stato nuovamente posto dalle rappresentanti dei Comitati di protesta dell'Appennino al presidente della Regione Bonaccini la richiesta di riapertura della ginecologia di Pavullo e che mantenga le promesse fatte in campagna elettorale e ribadite anche l'altro giorno.

Perchè altre “scene da film” non è detto che possano sempre finire bene.

Cesare Pradella

Cesare Pradella
Cesare Pradella

Giornalista pubblicista, è stato per dieci anni corrispondente da Modena del Giornale diretto da Indro Montanelli, per vent'anni corrispondente da Carpi del Resto del Carlino, per cinque..   Continua >>


 

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