Lo hanno dichiarato e scritto anche autorevoli esponenti della sinistra che è lecito non andare ai seggi per il referendum perché è la Costituzione che lo prevede. Tra questi l’ex presidente della Repubblica Napolitano (Pd) che disse: “Non andare a votare è un modo di esprimersi sulla inconsistenza della iniziativa referendaria”. Oppure il costituzionalista Sabino Cassese che ha scritto: “C’è una manipolazione dell’uso dello strumento referendario che lo fa diventare una contrapposizione tra maggioranza e minoranza e quindi non è più uno strumento di democrazia diretta”. E il giuslavorista politico Pietro Ichino, ex dirigente della Cgil ed ex parlamentare del Pd, ha detto: “I referendum sul lavoro creano più danni che benefici e i promotori promettono agli elettori ciò che il referendum non può in alcun modo dare, cioè il ripristino dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori abolito nel 1997 dal governo Renzi del Pd col job act” . Infine, ricordiamo il parere di Bruno Fasani, direttore del settimanale della Diocesi di Carpi “Notizie” che ha scritto: “Poichè i cittadini sono liberi, la Costituzione consente loro non solo di votare contro i referendum proposti quasi sempre da una minoranza, ma anche di esprimere il loro dissenso sulla iniziativa con l’astensione dal voto.
Ecco perchè nel caso non si raggiunga il 50 per cento più uno dei voti, si considera che la maggioranza degli italiani sia contraria alla proposta del referendum. E questo è considerato dalla legge un diritto legittimo del cittadino”.
Mentre continua assillante la campagna elettorale di Landini, della Schlein, di Fratoianni, Magi, Bonelli, Conte, perchè la gente vada a votare per i referendum che solo loro vogliono. Siamo insomma di fronte al teatrino dell’assurdo, con la proposta di un referendum per abolire una legge votata dallo stesso Pd e voluto oggi dal segretario della Cgil Landini che ha convinto anche la segretaria del Pd Schlein. Proprio quel Landini, mosso da retorica massimalista e da populismo sindacale, che si vuole porre come alternativa alla stessa Schlein come leader della sinistra italiana e dunque a difesa dei lavoratori italiani, proprio lui che, secondo indiscrezioni giornalistiche, guadagnerebbe non meno di sette mila euro al mese per fare il segretario della Cgil.
Teatrino dell’assurdo, insomma, se aggiungiamo che la Sinistra Italiana e Rifondazione comunista si schierarono per l’astensione al referendum elettorale del 2009 e ancora nel 2016 per la consultazione sulle trivelle .
Sul quesito di uno dei referendum dell’8 giugno, quello sulla cittadinanza, vi
è poi stata una severa condanna dell’ex dirigente comunista Marco Rizzo, che si è chiesto “perchè non si può fare in Italia ciò che fanno in Svizzera e cioè che occorre essere residenti da 12 anni per ottenerla, conoscere la lingua e non avere commesso nessun reato. E se ne commetti uno nei primi cinque anni, la perdi immediatamente. Ma è inutile ricordare – ha aggiunto - che i disastri maggiori per i lavoratori, la sinistra italiana li ha combinati quando è stata al Governo”.
Cesare Pradella