Modena, l'integrazione tra mobilità e urbanistica resta un'utopia
La grande sfida della città nuova per la riqualificazione delle periferie ancora non si vede
Ancora oggi Via Emilia Est che Ovest, Via Vignolese, Viale Buon Pastore, Viale Amendola, Via Morane, Via Giardini, Via Nonantolana, Via Morane, Ippolito Nievo e buona parte delle aree adiacenti sono trascurate: le arterie di accesso alla città sono ancora quelle del dopoguerra. Mancanze di alberature, marciapiedi micragnosi o assenti, assenza di panchine, illuminazione da area industriale (ovvero brutta) molte volte insufficiente. Buon Pastore e Viale Amendola, ad esempio, da un lato non hanno ancora marciapiedi né alberi, una panchina, insomma nessun elemento che li possa qualificare come “viali”; sono “stradoni” rimasti tali e quali da sempre. Gli ultimi interventi di riqualificazione urbana (ben fatti, ma si poteva fare di più) son quelli di Viale Medaglie d’Oro, Viale Ciro Menotti, alcune vie del quartiere dei Musicisti, un tratto di Via Ribera, Via Nobili. Certo si è fatto un intervento di recente sulla Canaletto ma con molto ritardo, limitato e di poca qualità e solo per via della risoluzione conflittuale Coop/Comune/Esselunga.
In compenso si sono spesi cifre più che ragguardevoli per il centro storico per poi permettere l’accesso ed il parcheggio a SUV da oltre 2000 kg, larghi ora anche oltre1,80 mt. che inesorabilmente danneggiano il selciato, rubando spazio prezioso alla mobilità pedonale e ciclabile, togliendo visuale al “belvedere” che si dovrebbe avere il diritto di godere dopo così tanti e costosi interventi. Al pedone ed al ciclista non resta che soggiacere alla enorme quantità di auto che deturpano tutto l’ambiente storico (non solo) e che ne limitano l’uso. Da tempo sostengo come tanti altri, del resto, che l’urbanistica e mobilità devono essere integrati nella pianificazione urbana. E che la mobilità non può riferirsi solo ai mezzi motorizzati ma anche a quelli non motorizzati: pedonalità, ciclabilità e poi trasporto pubblico, ovvero in primis alle persone. Purtroppo, si è adottato un PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) più per obbligo di legge che per convinzione tanto che ha ritardato quello che poteva essere fatto da tempo, come la pedonalizzazione e qualificazione di Piazza S. Agostino. Un Piano che si pone di raggiungere il 12% della mobilità ciclabile al 2030 quando è al 10% ovvero un insignificante incremento programmatico del 2% in 10 anni: il nulla a fronte di un obiettivo altrettanto insignificante! Talmente male (non poco) si è fatto sulla mobilità non motorizzata che addirittura si registra oggi una diminuzione della ciclabilità nonostante l’aumento delle piste ciclabili (fra di loro non interconnesse e prevalentemente ciclopedonali) e si “nicchia” sull’adozione della città a 30/Km/h sulla quale l’attuale amministrazione si spera non assuma come in passato l’atteggiamento dell’opossum. Certo qualche strada scolastica qui e là è meglio di niente, ma a fronte delle decine di morti e di feriti gravi che insanguinano tutta la città e che ci pone al primo posto per incidentalità in Regione e costa quasi mille euro per famiglia a me pare pochissimo. Anziani, pedoni e ciclisti son quelli che pagano il prezzo a vantaggio di quelli che sfrecciano oltre i 50/Km ora, che usano l’auto per fare non più di 3-4 km al giorno e che le parcheggiano 23 su 24 in centro come in periferia. Avremo soluzioni integrate tra mobilità e urbanistica in questa legislatura?
Lorenzo Carapellese, Urbanista
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