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Viaggi ad Auschwitz servono a far comprendere come nasce l’odio: pericoloso ogni revisionismo

Viaggi ad Auschwitz servono a far comprendere come nasce l’odio: pericoloso ogni revisionismo

I fascisti italiani richiamati dal collega Righi Riva collaborarono ai rastrellamenti, alle deportazioni, alle delazioni. Anche a Modena. Anche a Montesole


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Gentile Direttore,
ho letto quanto ha scritto l’avv. Costantino Righi Riva a difesa delle dichiarazioni della Ministra Eugenia Roccella sulle gite ad Auschwitz, e mi permetto qui di replicare.
Leggo che viene definito “indecente” giudicare il fascismo in termini unilaterali, “vomitevole” chi ne ricorda le responsabilità, e “falsa” l’idea che il ventennio sia da condannare in blocco. Penso si debba replicare a queste affermazioni, non solo per il tono utilizzato, ma soprattutto per i contenuti proposti.

Il fascismo non fu solo un regime autoritario: fu un sistema che, fin dall’inizio, represse le libertà fondamentali, sciolse i partiti (e le associazioni), colpì gli oppositori con la violenza, instaurò il confino politico, la censura, il controllo sulla scuola, la stampa, la cultura. Questo ben prima dell’alleanza con Hitler. Dunque, l’idea che l’antisemitismo fascista sia nato solo in funzione dell’amicizia con la Germania è storicamente falsa.
Le leggi razziali del 1938, che esclusero gli ebrei da scuole, luoghi di lavoro, cultura, ecc. furono scritte da giuristi italiani, applicate da funzionari italiani, approvate da un re italiano. Furono una scelta deliberata, accolta con larghi consensi in una società già addomesticata dal totalitarismo.
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Italiani erano anche gli autori del Manifesto della razza che scrissero, nero su bianco, che “gli ebrei non appartengono alla razza italiana.”.
Che vi siano stati, nei primi anni, ebrei fascisti (Righi Riva ricorda il modenese Duilio Sinigaglia) non cambia nulla. Duilio morì prima delle leggi razziali, ma il suo stesso fratello Angelo Sinigaglia, per esempio, fu arrestato e deportato nell’aprile 1944 assieme alla moglie e alla figlia ad Auschwitz (passando da Fossoli), da cui non fecero più ritorno. Quindi anche l’esempio citato non mi pare particolarmente felice.
Mi pare argomento fallace anche quello secondo cui il fascismo avrebbe goduto di ampio consenso. Il consenso non è una categoria morale. Anche le dittature lo ottengono: con la paura, con la propaganda, con l’assenza di alternative, con la corruzione o la clientela, con l’individuazione di un nemico esterno o interno. Il consenso non dimostra se un regime è dalla parte del giusto, della ragione. Dice solo quanto è riuscito a penetrare nella società.
Ma il punto principale è un altro. Costantino Righi Riva afferma che la Ministra avrebbe detto la verità sulle gite ad Auschwitz. Al contrario, penso che attribuire alle visite nei luoghi della memoria la funzione di “neutralizzare” l’antisemitismo, confinandolo al passato, come ha affermato la Ministra Roccella, sia profondamente grave, perché significa non aver compreso affatto il senso educativo di quelle esperienze.
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Le gite ad Auschwitz non servono a dire che “l’antisemitismo era fascista e basta”: servono a far comprendere come nasce l’odio, come si costruisce la disumanizzazione, come l’indifferenza diventa complicità, e fino a che punto terribile si può arrivare restando coerenti alle premesse d’odio. Servono a far capire che Auschwitz non è un museo del passato, ma un avvertimento permanente. I ragazzi che partono festanti e tornano ammutoliti assimilano la storia, e imparano che di fronte a un campo di sterminio esiste una sola posizione giusta e una sbagliata: non è manicheismo – come afferma il collega – ma è la coscienza, la capacità di riconoscere la differenza tra il bene e il male.
Il nazismo, d’altra parte, non fu sbagliato solo per ciò che fece: nella storia ci sono stati molti regimi crudeli, tirannici, spietati. La sua gravità e diversità sta nelle idee che professava e che mise in atto fino alle estreme conseguenze. Ebbe una dimensione religiosa perversa: la figura di Hitler assunse tratti messianici, quasi divini, al centro di un culto collettivo che pretendeva fede assoluta nel Führer e nella razza ariana. Il regime promosse un “Cristianesimo positivo” epurato dalle radici ebraiche, fondato su un Gesù ariano, antigiudaico, simbolo della purezza razziale.
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L’altro (l’ebreo, il disabile, lo slavo, l’omosessuale, il dissidente) non era più visto come essere umano, ma come nemico biologico, parassita, minaccia alla razza. Fu una religione della disumanità, che trasformò la violenza in sistema e la crudeltà in virtù. Come sintetizza la frase incisa nel cimitero di Montesole: “Dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con tranquilla coscienza, dobbiamo distruggere tecnicamente, scientificamente”.
E allora, per ritornare ai fascisti italiani richiamati dal collega Righi Riva. Collaborarono ai rastrellamenti, alle deportazioni, alle delazioni. Anche a Modena. Anche a Montesole. Le gite scolastiche nei luoghi dello sterminio servono a ricordare che si deve tramandare la verità, andando a vedere coi propri occhi i luoghi in cui è accaduta per rimanere vigili: decidere di non distinguere tra la scelta giusta e quella sbagliata, può portare – anche se certo non nelle stesse forme - a nuove occasioni di disumanità. Ecco perché è molto triste, prima ancora che molto grave, vedere che c’è ancora chi, nel 2025, usa il linguaggio dell’equidistanza e del revisionismo.
Con i migliori saluti
avv. Luca Barbari
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