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Due tentativi di conciliazione andati a vuoto, ed ecco che si torna a parlare di sciopero del trasporto pubblico. Quello che le sigle sindacali Cisl, Uil, Faisa e Ugl, hanno proclamato per 4 ore di servizio il prossimo lunedì 26 febbraio.
Se confermato, sarà il primo sciopero dell’anno. I punti sul tavolo rimangono quelli, che i sindacati fissano nel mancato rispetto del contratto nazionale con un’applicazione unilaterale e non concordata, nel trattamento del personale, soprattutto dei nuovi assunti, nell'azzeramento degli accordi aziendali attraverso l’ordine di servizio, negli straordinari obbligatori. Il tutto nella cornice di rapporti tra sindacati e azienda azzerati da mesi. Almeno con 4 delle 5 principali sigle sindacali, che riuniscono la quasi totalità del personale viaggiante. Perché la CGIL, dal dicembre scorso, si è staccata dal fronte unitario, andando sola ai tavoli con l’azienda. Compreso quello necessario a garantire il premio di risultato.
L’obiettivo dichiarato dell’azienda di volere riunire il fronte sindacale si è tradotto, nelle scorse settimane, nell’invito della presidenza stessa alle altre sigle sindacali a trattare, ma solo se alla presenza della CGIL in un incontro che avrebbe dovuto tenersi il 26 gennaio scorso. Proposta inaccettabile e rispedita al mittente da Cisl, Uil, Faisa e Ugl che su questo punto avevano scritto al prefetto chiedendo l’attivazione di una seconda fase di cosiddetto raffreddamento. Richiesta alla quale non sarebbe arriata nessuna risposta da parte di Seta, almeno nei tempi previsti. Da qui oltre all'accusa a Seta di non rispettare nemmeno gli accordi presi in forma separata dopo l’uscita volontaria della CGIL, la decisione di proclmare un nuovo sciopero (di fatto il primo del 2018), in una vertenza dove le distanze tra sindacati e azienda, anziché ridursi o azzerarsi, sembrano aumentare
Redazione Pressa
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