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Se è vero che il lancio di escrementi di cane sui muri e nel giardino di casa dell'On. Kyenge sono da attribuire al gesto di un vicino di casa, maturato nell'ambito degli screzi sulla rimozione delle deiezioni del cane della famiglia dell'europarlamentare, e non di un attacco razzista e xenofobo (questi i termini usati dai rappresentanti PD), verso di lei, allora le cose cambiano. E cambierebbero soprattutto se dagli accertamenti del caso emergesse che lo stesso Onorevole, conoscendo la verità su come realmente sarebbero andate le cose, non avesse chiarito a sua volta, lasciando che la vicenda prendesse quella deriva a cui la dimensione politica, su fatti di questo tipo, inevitabilmente porta. Con tanto di solidarietà per un attacco subito giudicato dai compagni di partito a sfondo razzista, xenofobo ed intimidatorio rispetto alla sua attività politica.
Con la solidarietà bipartisan della Modena civile e politica, indignata da un atto identificato e spacciato da subito come attacco diretto alla figura del già ministro per l'integrazione, oggi europarlamentare PD e al suo lavoro sui temi dell'immigrazione. Perché se è vero ciò che ha dichiarato quel vicino (versione la sua parzialmente confermata anche da diversi commenti di altri vicini di casa seguiti alla notizia diffusa sui social), e se è vero che l'Onorevole sapeva che le cose erano in realtà andate così, allora oggi dovrebbe forse chiedere scusa del silenzio, a partire dal suo partito. Fino ad arrivare al resto del mondo che sinceramente (o anche solo per opportunità e cortesia comunque in buona fede), le ha espresso solidarietà e vicinanza. Scusa, per non avere detto ciò che andava detto. Per evitare che la vicenda fosse anche solo minimamente strumentalizzata, nel bene e nel male. Per dire, se così fosse, che nessun attacco politico e razzista (anche se mediaticamente e politicamente paga di più), c'era stato e che il problema era limitato alla dimensione privata di un cortile o un marciapiede.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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