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Facile stare dalla parte degli eroi quando sono eroi. Meno facile quando i fatti sembrano scalfire il mantello del mito e lasciano l'uomo senza protezione. Un batman senza maschera. Meno facile quando ad attaccare l'eroe (improvvisamente divenuto ex) c'è il capo di una procura di una città - piccola (in tutti i sensi) - come Modena.
In questi giorni Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo, l'uomo dei Ros che (guidato dal colonello Mauro Obinu) arrestò il 15 gennaio 1993 Riina è finito nel mirino della magistratura e della Pm modenese Lucia Musti per le inchieste sul caso Consip. La Musti in audizione al Csm ha dichiarato: «Il colonnello De Caprio mi disse: ‘Lei ha una bomba in mano, se vuole la può fare esplodere. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi’». E ancora: «Quei due (Scafarto ex capitano del Noe e De Caprio, ndr) sono veramente dei matti, spregiudicati e con un delirio di onnipotenza.
Le loro intercettazioni? Fatte coi piedi. Le informative presentate a Modena? Roba da marziani».
Ultimo ha replicato. 'Non ho mai svolto indagini per fini politici. La dottoressa Musti è stata supportata in tutto quello che ci ha liberamente richiesto, compresa la presenza del capitano Scafarto a Modena, compreso il fatto di non informare delle indagini il comandante provinciale dei carabinieri di Modena e la prefettura perché li considerava collusi con le cooperative rosse su cui da tempo indagava autonomamente'. E ancora: 'I carabinieri non fanno golpe'. Si perchè il caso è delicato, il premier Matteo Renzi attacca e il ministro Angelino Alfano parla di democrazia a rischio.
Ovviamente non possiamo entrare sul caso giudiziario (Ultimo ad oggi non è indagato mentre sono indagati il pm napoletano Henry John Woodcock per falso in concorso con Gianpaolo Scafarto).
Ma Ultimo, che abbiamo conosciuto un anno fa in tempi non sospetti, è davvero un modello per tanti ragazzi. Un modello per gli italiani che - in assenza di prove certe - non vale la pena scalfire.
Ultimo che ancora tiene il viso mascherato da un passamontagna militare non per vezzo, ma per reali minacce subite. Pochi sanno che il 23 luglio 1993 il pentito Cancemi, all’indomani della sua scelta di costituirsi a seguito dello scontro tra fazioni interne a Cosa Nostra di cui pensava di poter diventare vittima, disse che in una riunione di mafia fatta poche settimane prima, Provenzano aveva dato ordine ai capi mafia presenti di cercare, catturare, interrogare e uccidere il capitano Ultimo al fine di sapere da lui i nomi e le vere modalità che portarono all’arresto di Riina che aveva piegato Cosa Nostra. Altri collaboratori di giustizia, come Giuseppe Guglielmini uomo d’onore della famiglia di Altarello, confermarono la ‘sentenza’ di Provenzano sottolineando come lo stesso comando fosse stato esteso anche a tutti gli ex ufficiali impegnati in quella operazione.
Personaggio complesso, difficile da gestire (più volte finito in contrasto con l'Arma stessa da cui ora rischia di essere allontanato), Sergio De Caprio ha aperto pochi anni fa una casa famiglia alle porte di Roma dove vivono 8 ragazzi e intorno a quei ragazzi ha 'costruito una microeconomia di sopravvivenza alimentata dalle famiglie che ogni fine settimana passano per il centro. Tutte le iniziative, tutte le attività, tutti i prodotti realizzati nelle diverse aree laboratorio sono destinati alla sopravvivenza di persone emarginate. Ogni domenica alla messa nella chiesa dei poveri vengono distribuiti alle persone emarginate che vivono e operano insieme a noi, i contributi di sopravvivenza, frutto dell'impegno e della generosità di tutti durante la settimana'.
A quella Messa domenicale (a fianco dell'altare un asinello e sulla tavola un falco) un anno fa partecipammo e intervistammo Ultimo. Pranzammo con lui alla mensa comune. Gli chiedemmo anche di Modena. Non disse molto, ma da questa breve intervista, forse, si capisce perchè non vale la pena togliere la maschera all'Ultimo Batman.
Giuseppe Leonelli