Bruno, quando e come hai sentito parlare per la prima volta di Christiania e cosa ti ha spinto a interessarti a questa realtà?
'Per me l'interesse era coerente con il mio percorso sulle fonti orali e le classi popolari. Sentivo parlare da tanto tempo di movimenti alternativi, come quelli in Olanda, e c'era un grande fermento negli anni '60-'70 con il movimento delle comuni, anche in America'.Qual è stata la tua formazione politica e filosofica che ti ha portato a questa visione di autorganizzazione e a cercare l'Europa alternativa?
'La mia formazione era in una 'componente socialista' che chiamavamo 'socialista libertaria', senza un retroterra stalinista o leninista, e che rifiutava l'introduzione della coscienza dall'esterno.
'Abbiamo deciso di fare un giro e cercare l'Europa alternativa. Siamo andati ad Amsterdam, ma non abbiamo trovato nulla di significativo; forse il fenomeno era già in declino. Poi siamo andati a Copenhagen e siamo stati davvero fortunati riuscendo ad agganciare Christiania e a stabilirsi lì. Sapevo che esisteva questo posto, ma non come fosse strutturato'.Come sei riuscito a integrarti e a conoscere le persone di Christiania?
'Abbiamo inocntrato una ragazza siciliana, la 'tata', che era una persona come noi, io e la Franca (sua moglie), non venivamo dai movimenti studenteschi. La tata era figlia di immigrati, e un giorno, a 18 anni, decise di girare il mondo. Lei mi ha aperto le strade per conoscere tutto il giro dei Christianiti; non è che li conosci tutti, su 800 persone io ne conoscerò 300-400'.Qual era la composizione degli abitanti di Christiania quando sei arrivato e come descriveresti la comunità?
'Secondo me, erano principalmente danesi con minoranze da tanti paesi. C'erano diversi tedeschi, come Ralph e Thomas, e anche una peruviana, Marta, un'ex 'guerrigliera tupamarus'. Christiania era già conosciuta in tutto il mondo e le persone vi arrivavano con le proprie motivazioni. Non ci sono regole come in altri posti, e 'tutti i giorni accadono delle robe stranissime', quindi 'devi governarti conoscendo e capendo quello che sta accadendo'.Quali erano le principali attività lavorative e culturali che hai osservato a Christiania?
'Le attività a Christiania sono prevalentemente produttive. Io stesso facevo l'artigiano, riparazioni, l’elettricista, l’idraulico, lavorando 4-5 ore al giorno. Le attività erano legate alla produzione e al sostentamento'.Come è nata l'idea e come sei riuscito a portare i Christianiti a Modena nel 1981?
'L'idea nasce dalla consapevolezza che Christiania è un esperimento che 'sconfessa' la visione tradizionale di rivoluzione. Per me, la rivoluzione è mettere in discussione la capacità di qualcuno di dirigermi e organizzare la mia capacità di autogoverno. Volevo far circolare questa parte del movimento in modo che più persone possibile potessero vedere cosa succedeva. Abbiamo avuto dei finanziamenti dai comuni di Castelnuovo, Fiorano e Modena, e buoni per mangiare.
'Per promuovere l'evento, abbiamo fatto un corteo, come un 'circo' che porta in giro gli artisti. Quelli del cabaret si vestivano in modo particolare. C'era Olga, una ragazza danese di 1,90 m con calzoncini e pattini sotto i portici del Collegio, e un altro che si definiva 'un frocio' – eravamo nell'81, non c'erano ancora tanti pride aveva le unghie lunghe e il viso dipinto come un uccello. Un altro era su un monociclo con una pelliccia d'orso davanti al Duomo, spaventando la gente che usciva. Una 'provocazione che ha funzionato meravigliosamente' e ha messo 'sottosopra tutto il centro di Modena'.Qual è stata la reazione dei giornalisti e della cittadinanza modenese a questo evento così insolito?
'I poliziotti erano preoccupati, ma io dicevo: 'state tranquilli non succede niente'. La reazione dei giornalisti? Qualcosa l'hanno scritto, ma non ha 'scandalizzato', è stato 'piacevole'. La gente era 'incredula', 'non capivano cos'era Christiania', erano un po' 'disorientati'. Si vedeva un po' di imbarazzo, ma l'evento ha animato il centro di Modena'.Qual è, secondo te, l'importanza di Christiania come modello e come ha influenzato la tua vita?
'Christiania è stata una vicenda incredibile e meravigliosa. È l'unico luogo al mondo che si autogestisce, ed è un esperimento interessante. La sua importanza è che, anche se a volte è stata giudicata superficialmente come un luogo di 'divertimento', in realtà è un luogo dove le persone hanno messo in discussione la capacità di altri di dirigerli e hanno organizzato la propria capacità di autogoverno. Questa per me è la rivoluzione. Il mio incontro con Christiania è stato meraviglioso'.La testimonianza di Bruno Andreoli offre uno spaccato profondo e personale di Christiania, ben oltre la sua immagine superficiale. Christiania non è solo un luogo fisico, ma un simbolo vivente dell'autogoverno e dell'emancipazione individuale e collettiva. La sua dedizione a portare questa esperienza in Italia, sfidando le narrazioni dominanti e provocando il dibattito, sottolinea il valore di esperimenti dal basso che, pur rimanendo minoritari, offrono un modello alternativo di organizzazione sociale e personale. Christiania, attraverso gli occhi di Bruno Andreoli, si rivela come un laboratorio di vita che continua a dimostrare la possibilità di una 'rivoluzione' quotidiana, fatta di autogestione e libertà.
Stefano Soranna