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Quel lontano 24 settembre 1863

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'La storia trasmetterà alle generazioni future questo esempio cosìraro di fedeltà e d'onore'


Quel lontano 24 settembre 1863
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Ormai sono passati quasi più di dieci giorni dal 24 settembre, ma a Modena questa data è un giorno come un altro, come il 21 novembre oppure il 28 ottobre… o tante altre date che invece, se ricordate, ci parlerebbero di un passato che continuiamo a dimenticare e a fare finta che non esista.
Già in un mio precedente articolo avevo ribadito l’importanza di ricordare che questa città fu in realtà una grande Capitale e che era doveroso fare pace con il proprio passato e ricordare ciò che di più nobile troviamo in quella Casata che regnò su Modena dal 1598 fino al 1859…
Eppure quella data - che è anche il titolo dell’articolo - dovrebbe far tornare alla mente ai modenesi un evento veramente speciale e straordinario di cui essere orgogliosi: ci ricorda un fatto importante in cui uomini militari, fedeli al loro Sovrano, lasciarono assieme a lui tutto ciò che avevano di più caro, compresi gli affetti, e lo seguirono nel suo esilio dalla nostra città.


Fu uno dei rari esempi di dedizione, di onore contro tutto e tutti pur di mantenere fede alla parola data al loro Duca proprio in quel momento così tragico.
Anche loro, come tanti altri personaggi di questo lungo periodo, vengono inevitabilmente condannati perennemente all’oblio. Un oblio che non trova alcuna spiegazione perché è parte della nostra storia - che lo vogliamo o meno – e fa parte di fatti realmente accaduti che non si possono cancellare. Fa parte della memoria storica e delle radici di noi modenesi.
Il ricordare eventi e fatti di questo periodo non significa schierarsi o meno da una parte o dall’altra, come in questo caso della Brigata Estense; è ricordare dei modenesi che furono leali, retti, integri nel mantenere fede a un giuramento per loro sacro. E comunque, se si volesse giudicare non lo si può fare con i parametri che usiamo noi oggi, in quanto i fatti e gli eventi vanno sempre contestualizzati.


Come spesso accade superficialmente, si etichetta questa Casata e specialmente gli ultimi Duchi Austro Estensi come stranieri. Nulla di più falso perché erano nati in Italia, se non addirittura a Modena come Francesco V.
Così facilmente viene da pensare che la milizia estense fosse un esercito straniero; anche qui nulla di più falso: era formato da modenesi o da persone del territorio ducale.
Le truppe Estensi rimasero ferme nei loro obblighi per ben 52 mesi insieme al loro Generale Agostino Saccozzi. Questi uomini che seguirono Francesco V dovettero sopportare di tutto e più; lo stesso Francesco V li invitò a ritornare a casa, ma la maggior parte di loro rimase salda nei loro convincimenti.
Dovettero sopportare ritorsioni e lusinghe da parte del nuovo Stato che si era formato; subirono illusioni seguite poi dalle disillusioni a causa del trattato di pace di Villafranca; dovettero sconfiggere il tedio, la noia di non vedere mai il comando entrare in azione.
Francesco V rimase sempre vicino alle truppe e a volte pagò di propria tasca per sovvenzionarle quando da Vienna i rifornimenti venivano sempre più razionati ed invitava i soldati ad avere pazienza.
L’esercito estense in esilio inoltre dovette sopportare anche gli insulti e le provocazioni di varie popolazioni ostili che li credevano dei rinnegati.
Nei primi mesi del 1860 iniziarono a svanire le speranze di un ritorno del Ducato Estense; la maggior parte della Brigata era dislocata a Bassano e dintorni e talvolta anche in località malsane, tanto che dovette essere costituito un ospedale militare. Intanto i soldati estensi ricevettero armi più moderne e a fine anno la Brigata raggiunge il suo massimo: più di tremila uomini.
Nel 1862 la sopravvivenza della Brigata inizia però ad essere messa in discussione, in quanto ormai si era abbandonata l’idea di una restaurazione; il mantenimento di queste truppe è gravoso per l’Austria e quindi si inizia a ridurre le spese a cominciare dagli stipendi.
Nel 1863 il governo austriaco comunica che il suo contributo finanziario sarà ridotto al 20% e cesserà del tutto a fine ottobre.
La fine si sta avvicinando e il 16 Agosto il Duca deve accettare l’imposizione dello scioglimento; lo comunica ai soldati della Brigata che avranno l’opportunità di passare nell’esercito austriaco
Giungiamo, quindi, al fatidico 24 settembre 1863 in cui il Duca passa in rassegna per l’ultima volta le sue truppe, ricevendo le bandiere e donando loro una medaglia con l’iscrizione “Fidelitati et constantie“. La Duchessa Adelgonda non riesce a trattenere le lacrime. Si era consumato così l’ultimo atto di un cambio epocale! Ora però - se lo vogliamo - possiamo riflettere e vedere chi venne collocato dalla parte sbagliata, cioè dei perdenti, con occhi diversi.
Questo riconoscimento alla memoria lo dobbiamo in primis a noi modenesi, alla nostra stessa Patria, riconoscendo ciò che fu e che furono questi uomini.
Modena fu sì la capitale di un piccolo Ducato, ma bisogna riconoscere che anche aveva un’ampia considerazione in Europa; per questo mi rivolgo a tutte le istituzioni e a tutti i cittadini affinché la nostra memoria storica venga recuperata e valorizzata seriamente e non come si fa adesso che ognuno guarda il suo orticello senza voler collaborare in modo concreto per una valida crescita in cui dal passato si possa costruire il futuro. Concludo con le parole del Duca Francesco V: “Verrà un giorno che l’intera società vi renderò l’onore che meritate; per ora ve lo rende solo la vostra coscienza e la parte più pura della società“.

Angela Baranzoni - presidente della Delegazione Francesco V di Croce Reale

Redazione Pressa
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