Vino, nasce il 'manifesto' dei custodi del Lambrusco
Un gruppo di produttori ha scelto di unire le forze per custodire, proteggere e soprattutto rilanciare il Lambrusco
A suggellare la loro unione c'è un Manifesto, una dichiarazione d'intenti che guida il gruppo come un patto condiviso, in cui i Custodi parlano al presente, e lo declinano al plurale. Lo fanno con l'energia di chi non ha bisogno di rivendicare, ma di raccontare. Con una voce nuova, inclusiva, contemporanea. 'Siamo custodi dell'essenza più pura del Lambrusco': questa frase scandisce il ritmo del loro Manifesto e si ripete come un mantra. In quel ''siamo'' c'è la forza del gruppo, l'appartenenza agli stessi ideali, la volontà di svelare i valori, la missione e la visione che li guidano. Non vogliono semplicemente conservare un'identità, ma trasformare la percezione di un vino troppo spesso sottovalutato: il Lambrusco non è un vino banale. Può essere certamente leggero e spensierato, grazie anche al suo basso tenore alcolico, ma mai superficiale. È un vino che sa essere fresco, diretto e versatile, ma anche sorprendentemente complesso. In un tempo in cui il consumatore cerca autenticità, passione e responsabilità, la risposta dei Custodi è una proposta fondata sulla qualità, sul lavoro in vigna, su una filiera che parte dalla terra e arriva in bottiglia. Ma soprattutto su una cultura del vino che non teme il cambiamento, anzi lo cerca, lo coltiva, lo interpreta: 'Siamo nati da un sogno: raccontare la migliore manifestazione del Lambrusco. Vogliamo essere avanguardia e professionalità, qualità estrema e pura artigianalità'.
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