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'Dalla data di convocazione dei comizi elettorali, ovvero dal 25 marzo, e fino alla chiusura delle operazioni di voto (26 maggio), è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione, ad eccezione di quella effettuata in forma impersonale ed indispensabile per l’efficace svolgimento delle proprie funzioni».
A poche ore dalla lettura, da parte della presidente del Consiglio comunale di Modena Francesca Maletti, del testo di legge che introduce i limiti imposti alla comunicazione istituzionale in campagna elettorale (tema delicato soprattutto per una amministrazione come quella del Comune di Modena, già sanzionata dall'autorità garante per le comunicazione in occasione delle elezioni politiche del 2018 per violazione della par condicio), il Comune stesso annuncia, ufficialmente, attraverso i suoi strumenti di comunicazione (compreso il sito web ufficiale), l'adesione e la partecipazione dell'assessore alle pari opportunità Irene Guadagnini, al corteo dichiaratamente di protesta politica organizzato a Verona contro il convegno per le famiglie.
Un atto doppiamente discutibile, sia sotto il profilo dell'opportunità politica, ma soprattutto sotto il profilo della tempistica elettorale, in cui l'azione della comunicazione istituzionale del Comune è appunto regolata (e limitata), dalla legge.
Interpellata l'Assesssore Guadagagnini difende la scelta sua e del Comune. 'Rappresenterò il Comune in difesa dell'Articolo 3 della Costituzione . Se il Comune mi pagherà le spese? No ci andrò con mezzi miei, non chiederò nemmeno il rimborso spese'.
Una risposta che sinceramente ci confonde ancora di più le idee. Posto che se delegata istituzionalmente il ed ufficialmente l'Assessore avrebbe il diritto, se non il dovere (anche in termini di trasparenza), di documentare ed aventualmente farsi rimborsare le spese sostenute (anche per una questione assicurativa), la questione si gioca su due aspetti: da un lato non è chiaro quale sia il presupposto che permetta al Comune, come ente ed istituzione pubblica rappresentante dei cittadini (e non l'amministrazione comunale, come organo di governo), di rappresentare la città, e tutti i modenesi, nell'adesione ufficiale ad una iniziativa di protesta politica e di parte.
Dall'altro non è chiaro come l'amministrazione possa pensare di non violare quella legge che nello stesso giorno il Presidente del Consiglio Maletti aveva ricordato a giunta ad assessori, pubblicando attraverso i proprio strumenti informativi, la scelta politica, personale (riferendosi ad un assessore nello specifico) e comunque non certo 'indispensabile per l'efficace svolgimento delle proprie funzioni istituzionali', come la norma indica chiaramente, di inviare a Verona l'Assessore Guadagnini (che poco conta se si farà rimborsare o meno i costi del viaggio), e di farne anche oggetto di specifica comunicazione pubblica, ora già vietata, appunto, per legge. Che non è certo il modo migliore, per iniziare la campagna elettorale e per rappresentare quel ruolo istituzionale, sia dell'amministrazione sia del Comune nel suo complesso, che tutti i cittadini modenesi, doverosamente, dal canto loro, rispettano e vorrebbero avere i giusti motivi per continuare a rispettare.
Gianni Galeotti
Nota integrativa: scopriamo oggi, domenica, che l'Assessore Guadagnini ha partecipato alla manifestazione di protesta non ufficiale, indossando la fascia tricolore, presupponendo non solo un uso improprio, sulla base del Testo Unico degli Enti Locali ma probabilmente anche illegittimo della stessa