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E, all'indomani delle clamorose (e uniche in Italia) dimissioni del vescovo di Carpi Francesco Cavina, un coro si alzò da più parti contro i nuovi colpevoli del CarpiGate. E chi sono i nuovi colpevoli? Non gli indagati, non coloro che, a vario titolo, con importanti cariche pubbliche - pur non indagati - hanno messo in campo comportamenti socialmente deprecabili, non coloro che hanno usato il potere a loro disposizione per far germogliare meglio il proprio orto, non coloro che cercavano notizie per mettere nei guai le mogli di sindaci, da Carpi a Modena. No, il coro di dissenso si alza contro i giornalisti. Contro chi ha pubblicato i fatti oggetto di questa inchiesta.
Un coro fatto della solidarietà di una fetta della politica (ultima in ordine di tempo Carpi Futura) e della condanna decisamente fuori tema degli avvocati penalisti (per inciso nessuna violazione del segreto istruttorio sembra sia stata compiuta essendo state pubblicate le intercettazioni a indagini chiuse).
Un coro composto addirittura di quel fosco 'Verrà un giorno...' pronunciato da Cavina stesso (Diceva San Pio da Pietrelcina: L’uomo potrà sfuggire alla giustizia umana ma non a quella divina. Pertanto, al Signore, Giudice giusto ed imparziale, affido questi miei sette anni di episcopato perché, a tempo debito, dia a ciascuno secondo le sue opere - afferma l'ex vescovo di Carpi).
Ecco, dispiace dirlo da parte in causa, ma con orgoglio lo pronunciamo ugualmente: il diritto insopprimibile dei giornalisti alla libertà d’informazione e di critica è più forte di ogni anatema e di ogni interessata difesa d'ufficio.
Nel pubblicare quelle intercettazioni sono state osservate le norme di legge (sì, anche a tutela della personalità perchè buona parte delle intercettazioni su Cavina stesso, per fare un esempio, mai sono uscite e mai usciranno, salvo ulteriori elementi) ed è stata rispettata la verità sostanziale dei fatti.
Quindi, era diritto e dovere dei giornalisti pubblicare quelle informazioni ottenute con metodi assolutamente leciti (un diritto che ha che fare con il concetto stesso di democrazia) ed è diritto e dovere tutelare le fonti di quelle informazione.
I giornalisti fanno i giornalisti, gli avvocati gli avvocati, gli inquirenti gli inquirenti e i procuratori i procuratori.
Si parte da qua. Dai fondamentali. E lasciamo al medioevo gli strali e ai nuovi moralisti-penalisti le prediche e le invasioni di campo non richieste e inopportune. Un punto di partenza che, ovviamente, nulla ha a che fare con la solidarietà umana, la comprensione e il rispetto dei sentimenti di Fede di ciascuno.
Giuseppe Leonelli
Giuseppe Leonelli
Direttore responsabile della Pressa.it.
Nato a Pavullo nel 1980, ha collaborato alla Gazzetta di Modena e lavorato al Resto del Carlino nelle redazioni di Modena e Rimini. E' stato .. Continua >>