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Green Pass, questione sempre più politica che scientifica

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La forzatura nell'applicazione del certificato verde senza forti presupposti scientifici emerge dalla discussione degli scienziati sulla sue estensione


Green Pass, questione sempre più politica che scientifica
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'L'estensione del green pass a 12 mesi è effettivamente una decisione politica, oltre che di praticità. Dal punto di vista scientifico i dati sono ancora allo studio e quelli che ci sono, pochi, si riferiscono agli studi clinici sui soggetti vaccinati oltre 8 mesi fa. C'è poi da discutere sul dato degli anticorpi, ma sappiamo che la protezione non cala da un giorno all'altro, c'è tuttavia una percentuale di caduta calcolata sulla base di analisi matematiche dopo sei mesi'.

Le considerazioni di Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'Irccs istituto ortopedico Galeazzi e virologo presso l'Università di Milano non solo generano enormi punti interrogativi sul presupposto scientifico del Green Pass, basato più che sui dati sulle ipotesi non verificate da dati sul campo (soprattutto quando si tratta di periodi di validità superiori a sei mesi), ma fondano soprattutto la lettura di chi, sia in ambito scientifico che politico, vede il Green Pass, nella sua applicazione sempre più endemica in molti ambiti della vita sociale e professionale del paese, per quello che fino ad ora principalmente si è dimostrato essere: uno strumento politico, arma di persuasione di massa (per non usare termini più forti) per imporre surrettiziamente, continuando a scaricare tutte le responsabilità sui cittadini, un vaccino che per diversi motivi il governo non ha avuto il coraggio politico né la forza di imporre con un obbligo.

E qui lasciano il tempo che trovano anche gli esempi ed i riferimenti a vaccinazioni e campagne vaccinali precedenti che nulla hanno di paragonabile a questa, giustificata da uno stato di emergenza prolungato che a sua volta non ha precedenti.

Insomma, il dibattito sul green pass, e sugli ambiti di applicazione è e continua a rimanere una questione prevalentemente politica più che scientifica. Nei suoi enunciati così come nella sua applicazione. Perché anche nel momento in cui la si considera sotto l'aspetto (ribadiamo e ribadiscono gli scienziati non prevalente), della scienza, questa si scontra non solo e non tanto con le dichiarazioni secche di esponenti come Prof. Andrea Crisanti (qui su La Pressa), ma anche indirettamente con le dichiarazioni dei massimi rappresentanti degli organismi che quei presupposti scientifici dovrebbero garantirli. Con fatti misurati e non solo con ipotesi.
Alla domanda sulla durata della protezione delle persone vaccinate il Direttore generale della Prevenzione al Ministero della Salute Gianni Rezza, al Corriere della Sera, affermava, due giorni fa. 'Non sappiamo del tutto rispondere, visto che il follow-up delle persone vaccinate è ancora troppo breve. Sembra però che, anche se gli anticorpi neutralizzanti tendono a scendere nel corso del tempo, le risposte cellulari e la memoria dell’incontro con l’antigene virale persistano più a lungo di quanto si pensasse'. Ma ci rendiamo conto? Si parla del fondamento scientifico di strumenti divisivi e capaci di limitare nella loro applicazione anche l'esercizio delle professioni e della socialità e dobbiamo accontentarci di ....'Sembra', 'non sappiamo del tutto', 'potrebbe'. Perché questi sono i termini che pervadono le spiegazioni di chi ha la responsabilità ed è deputato a fornire i presupposti scientifici per applicare oggi strumenti capaci non di limitare l'accesso ad una sagra ad una festa dell'Unità o di mangiare un pizza al coperto (che in linea di principio sarebbe comunque discutibile), ma di fare perdere il lavoro ad un insegnante con 20 anni carriera che magari fino ad ora ha responsabilmente usato tutti gli strumenti di prevenzione che, dall'uso della mascherina al distanziamento, gli hanno permesso di proteggere i propri alunni o i propri studenti. Così come all'operaio di una azienda dove il titolare decide di applicarlo. Dove non è arrivata la battaglia da e per l'art.18 è arrivato il Green Pass. Strumento che, lo ripetiamo perché la scienza questo ci dice (ed è alla scienza che vorremmo ancora continuare a riferirci), non ha ancora, per forza di cose, quel supporto scientifico fornito dai dati, dalle misurazioni sul campo e dalle loro eleborazioni, ma che nonostante ciò ha la forza, ad esso attribuita politicamente, di fornire il presupposto per stroncare carriere e posti di lavoro, introducendo una discriminazione sociale che non ha precedenti nella storia repubblicana. Questo è il punto vero della questione Green Pass. Che non solo nella sua valenza politica, spacciata come scientifica, ha il suo punto debole, ma nella stessa scienza che dovrebbe fondarlo e che incide direttamente sulla percezione come strumento di sanità pubblica. Spacciato inoltre come necessario a garantire luoghi protetti dal contagio, con l'effetto di diffondere la pericolosa consapevolezza di trovarsi in luoghi sicuri. Che così non è.

Il mantenimento d'obbligo di tutte le regole di distanziamento e nell'uso della mascherina (ritenuti ancora come i principali strumenti di prevenzione dal contagio), anche in tutti i luoghi accessibili esclusivamente con Green Pass, lo confermano. Così come lo confermano i rappresentanti degli organismi scientifici nazionali che affermano quanto la vaccinazione non rende immuni. Così come purtroppo sembrano confermarlo i contagi sempre più frequenti all'interno degli ospedali dove la scadenza ipotetica nella protezione dei sanitari che si sono vaccinati per primi è ormai prossima. Non a caso ieri il Direttore Generale dell'Ausl di Modena ha confermato che dopo i contagi registrati all'interno dell'ospedale di Carpi, tra sanitari e pazienti, si porrà in essere un piano di controllo e prevenzione basato non sul green pass ma sul corretto uso dei dispositivi di protezione individuale. Perché negli ospedali e nei luoghi dove la gente di assembra la realtà del contagio supera la burocrazia e la disquisizioni politiche sul Green Pass, sulla sua estensione e sulla sua efficacia. Che per ora rimane sulla carta e nel range delle ipotesi non supportate adeguatamente dai dati.

G.G.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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