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Oltre le grigliate e oltre la piscina. Senza maglietta avvolti dal fumo delle costine di maiale o sdraiati sotto un ombrellone a fotografare il tatuaggio sulla propria caviglia. Oltre le gite in montagna con gli scarponi quasi nuovi strappati dalla polvere dell'armadio, oltre i moijto ghiacciati e oltre la birra delle tre del pomeriggio. Quella artigianale che si beve con un buon sigaro. E poco importa il sigaro di buono non abbia nulla.
Oltre i luoghi comuni del dover fare. Dell'allegria a chili e del rifiuto a chi 'rovina il morale alla gente'.
E' Ferragosto anche per chi non ha nulla da festeggiare. Per chi da anni sopporta se stesso e per chi si è visto nelle ultime settimane crollare il mondo addosso. E' Ferragosto, a Modena, per chi ha perso in un attimo, in una palestra, tutto il proprio mondo.
E' Ferragosto per chi è malato e guarda il sole dalle finestre del terzo piano del Policlinico. E' Ferragosto per i lavoratori della Mec Mac che senza preavviso hanno visto sfumare la loro unica fonte di reddito. E' Ferragosto per chi è costretto, come ogni giorno, a cercare una dose per placare la propria dipendenza, per fare un altro gradino della propria spirale verso il basso. E' Ferragosto per chi non sa più ridere, ma lo fa ugualmente e fingere è una salita ancora più ripida. E' Ferragosto per chi si ferma davanti alle ragazze svestite che sorridono e urlano sguaiate in via del Mercato ed è Ferragosto anche per quelle ragazze svestite. Per ciascuna di loro.
Ed è un elenco falso, perchè bisognerebbe elencarli tutti gli ultimi, per ogni singola corsa.
Siano imprenditori o lavoratori, politici affermati o eterni bortaborse, carcerati, preti, spacciatori, strozzini, benefattori, clochard, mamme, apparenti vincitori e palesi sconfitti. Non importa. Chi si sente ultimo e chi lo è davvero. Perchè per ciascuno la propria deriva è unica e più vera delle altre. Anzi, la sola vera. Ultimi relativi, ma in assoluto.
Un elenco che non è una fotografia sterile, ma un collage di fotografie. Un incastro di solitudini. Dove i vuoti, gli abissi di ciascuno vengono riempiti da un'altra fotografia. Una sorta di puzzle dove le mancanze di ogni pezzo trovano compensazione nel pezzo successivo. Foglie di fico, ma che abbracciano realmente. Non per consolarsi in modo vano, ma per sostenersi l'un l'altro.
Vale a Ferragosto e vale tutto l'anno. Ma a Ferragosto un po' di più. Perchè quando tutti sembrano essere felici il tratto di strada che separa ogni ultimo dal suo penultimo sembra allungarsi. Quasi inarrivabile.
Ma è solo una impressione. E con questa consapevolezza, forse, il rito della grigliata è quasi catartico. In fondo non è nemmeno obbligatorio togliersi la maglietta. E poi è sempre possibile fingersi vegetariani.
Leo