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E' vero, le emergenze oggi sono altre: dalla guerra in Ucraina all'inflazione legata al caro energia. Eppure c'è una ferita che attraversa ancora il Paese, da nord a sud, che deve esser curata. Una ferita da analizzare, non da nascondere dietro a ipocriti cerotti. Una ferita chiamata 'green pass', strumento che solo l'Italia ha applicato in un modo così ferocemente stringente. Ogni giorno si aggiungono tasselli che confermano l'inutilità anche dal punto di vista scientifico di quel codice Qr (a partire dalle dichiarazioni della dirigente Pfizer Janine Small). Ogni giorno appare in tutta la sua assurdità il dramma sociale creato da un passaporto verde che ha diviso in due la società, creando un nemico interno e compromettendo profondamente i dettami costituzionali.
Eppure nessuno, nemmeno gli esponenti del nascituro Governo a traino Fdi ha ancora chiesto scusa per quello che è stato fatto e che ancora viene fatto.
Nessuno ha chiesto scusa ai lavoratori ultra 50enni, ai poliziotti, agli insegnanti umiliati e cacciati dai loro uffici per non aver aderito al trattamento sanitario. Nessuno ha chiesto scusa ai bambini di 12 anni esclusi dai luoghi dello sport e dall'autobus. Nessuno ha chiesto scusa ai genitori di fatto obbligati a fare per i loro figli scelti che non avrebbero voluto fare.
Si è deciso di rimuovere, come non fosse mai successo. Si è deciso di far finta di nulla, quando ancor oggi esistono medici e sanitari ai quali viene impedito di lavorare per non aver fatto la seconda o la terza dose.
Ma la strategia del 'avanti come nulla fosse' non può essere vincente, perchè la ferita non curata si aggrava. La sfiducia nelle istituzioni instillata in persone fino a ieri moderate e coscienziose, trattate alla stregua di cani, non si aggiusta parlando del clima o dell'ultima sortita di qualche influencer.
Orrore green pass, quella ferita va curata con la richiesta di perdono

Occorre guardarla in faccia quella ferita inflitta a un corpo sociale innocente, chiedere scusa alle famiglie, ai ragazzi, ai lavoratori e da lì ripartire


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Eppure nessuno, nemmeno gli esponenti del nascituro Governo a traino Fdi ha ancora chiesto scusa per quello che è stato fatto e che ancora viene fatto.
Nessuno ha chiesto scusa ai lavoratori ultra 50enni, ai poliziotti, agli insegnanti umiliati e cacciati dai loro uffici per non aver aderito al trattamento sanitario. Nessuno ha chiesto scusa ai bambini di 12 anni esclusi dai luoghi dello sport e dall'autobus. Nessuno ha chiesto scusa ai genitori di fatto obbligati a fare per i loro figli scelti che non avrebbero voluto fare.
Si è deciso di rimuovere, come non fosse mai successo. Si è deciso di far finta di nulla, quando ancor oggi esistono medici e sanitari ai quali viene impedito di lavorare per non aver fatto la seconda o la terza dose.
Ma la strategia del 'avanti come nulla fosse' non può essere vincente, perchè la ferita non curata si aggrava. La sfiducia nelle istituzioni instillata in persone fino a ieri moderate e coscienziose, trattate alla stregua di cani, non si aggiusta parlando del clima o dell'ultima sortita di qualche influencer.
Alle amicizie spezzate, alle liti in famiglia, al tempo e al denaro perso non si rimedia col silenzio.
Occorre guardarla in faccia quella ferita inflitta a un corpo sociale innocente, chiedere scusa alle famiglie, ai ragazzi, ai lavoratori e da lì ripartire.
Senza questa operazione dolorosa e difficile, la malattia non guarirà da sola e sarà impossibile affrontare in modo coeso le emergenze gravissime che il Paese ha di fronte.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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