Segni di vita nella componente ex Margherita all'interno del Pd della Schlein
Bonaccini con la sua posizione estremamente cauta, attendista e quasi assente, ha lasciato che il Pd acquisisse sempre più l’immagine della Schlein
Il motivo del dissenso sinora sottaciuto è l’insoddisfazione, da parte della componente che ha sinora fatto capo a Bonaccini e Alfieri, della linea troppo radicale a massimalista della segreteria Schlein, per giunta accusata di eccessiva accondiscendenza verso i 5 Stelle di Conte. In discussione vi è la prassi sinora imposta della gestione unitaria a tutti i costi del partito, che non ha dato risultati elettorali positivi alle recenti regionali e che lascia il Pd privo di una linea politica precisa che non siano l’antifascismo, l’antimelonismo e il pro-Palestina. Un po' poco, è stato detto, per prepararsi a vincere le prossime elezioni politiche perché il partito non è in grado di dettare i tempi, i temi e gli obiettivi della propria azione, rendendolo molto simile agli altri partiti alla sua sinistra ma che, per struttura, scopi e finalità, sono invece vocati alla pura protesta e alla opposizione ad oltranza. Una visione del partito diversa da quella della Schlein è uscita insomma dal convegno di Milano: quella cioè volta alla costruzione di una ipotesi di lavoro che guardi al futuro, capace di esercitare il ruolo di guida politica dell’alleanza rispetto ai compagni di viaggio.Un’altra pesante accusa alla Schlein è venuta a proposito della adesione sic et simpliciter alle posizioni radicali e massimaliste del leader della Cgil Landini, un ‘capo popolo’ che sembra volere dettare lui l’agenda politica al partito e che, col suo atteggiamento oltranzista, ha rotto l’unità sindacale con Cisl e Uil tanto perseguita dai suoi predecessori, ma anche con parte del mondo associativo e delle categorie sociali. Una sinistra sindacale che ha rotto col disegno riformista e che si basa unicamente sulla protesta e sul ricorso allo sciopero e alla piazza.
In periferia l’iniziativa milanese ha destato interesse e avuto i primi commenti positivi e le prime adesioni interne, come nella Bassa modenese, dove un dirigente locale, Paolo Negro, ha detto che “il Pd sta deragliando dal partito riformista per cui è nato 18 anni fa, a partito radicale di massa, senza che le masse, dopo avere riempito le piazze, riempiano anche le urne, mentre invece esso non deve snaturare la sua vocazione di governo ma allargare nuovamente gli orizzonti e rompere il silenzio sulla sua deriva, non pretendendo che la realtà si adatti alla propria ideologia”.
Un evidente richiamo anche a Stefano Bonaccini che, con la sua posizione estremamente cauta, attendista e quasi assente, ha lasciato che il Pd acquisisse sempre più l’immagine e le caratteristiche della Schlein che, come si è visto, vengono ora bocciate da larga parte dei Dem, in special modo dalla componente cattolica della Margherita.Cesare Pradella
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