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Zone Rosse: Modena naviga a vista su un mare di ricette 'vecchie' che distraggono dal problema

Zone Rosse: Modena naviga a vista su un mare di ricette 'vecchie' che distraggono dal problema

Le aree soggette a misure speciali a Modena non hanno mai risolto i problemi, ma solo fatto il gioco di una politica incapace di prevenirli e di contrastarli


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Le cosiddette “zone rosse” (termine datato già usato nel passato anche a Modena per definire tipologie di aree, come quella del Novi Sad o della stazione, o quelle che già tra la fine degli anno '90 e l'inizio degli anni 2000 venivano presidiate dall'esercito, nelle quali si interveniva con provvedimenti speciali), rischiano di rivelarsi ciò che nel passato hanno dimostrato di essere: un maquillage politico, tra l'altro temporaneo, funzionale soprattutto ad alimentare l'illusione di volere e di potere affrontare in maniera più incisiva il problema rispetto a quanto fino a quel momento è stato. Dare l'illusione di una scossa, di un cambio di rotta, di una svolta securitaria. Capace di soddisfare, almeno nella facciata, tutta la politica e l'arco istituzionale. Di governo e di opposizione. Le forze di governo a Modena e di opposizione a Roma potranno annunciare la svolta e le forze di opposizione a Modena e di governo a Roma potranno raccontare di avere ottenuto quella svolta. E magari di avere portato anche la sinistra a quel cambio di rotta più vicino, anche nei termini, a provvedimenti più in linea con un approccio muscolare, in uno sterile gioco delle parti che riflette molto ciò a cui due sere fa abbiamo assistito in Consiglio comunale.
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Il problema della criminalità, ed è il passato nonché la cronaca presente che ce lo insegnano oggi e lo hanno insegnato ieri ai giornalisti che ormai come chi scrive ha i capelli bianchi, non si risolve delimitando aree ma affrontando le cause e rafforzando gli strumenti di controllo e prevenzione che le forze di Polizia, a tutti i livelli, ben conoscono e già stanno applicando, pur agendo (e qui sta il problema), con armi spuntate. Come lo sono il Daspo urbano, l'allontamento, il divieto di dimora, l'ammonimento. E non perché sono sbagliate in sé ma che non hanno effetto quando vengono applicate nei confronti di persone, che nella maggior parte dei casi se ne fanno beffa. Quelle stesse, almeno in termini di categoria sociale, al centro degli episodi di cronaca. Quando non si ha la forza giuridica ed istituzionale per evitare che chi non solo aggredisce un cittadino ma anche le forze dell'ordine possa circolare liberamente nel giro di pochi giorni nello stesso luogo o nella stessa città in cui ha commesso reato, allora parliamo di nulla. Tanto più se parliamo di zone rosse.
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Applicare tali strumenti in zone specifiche e non genericamente sul territorio, e peraltro aggiungendo macchinose regole di ingaggio che devono necessariamente ponderare anche il diritto alla libertà di circolazione delle persone e che aumenteranno il carico burocratico che pesa sulle forze dell'ordine nel post servizi sul campo, difficilmente cambierà le cose, in meglio.
Quantomeno in termini evidenti. Cambiare forma e nome alle cose senza cambiare la sostanza e la forza con cui gli strumenti che ne sono la base possono essere utilizzati nei confronti di coloro che ne sono oggetto, corrisponde a poco più di un maquillage destinato a durare il tempo in cui gli obiettivi degli organi di informazione rimarranno su di esso. Che risultati ha portato la zona rossa istituita a febbraio al parco Novi Sad? Solo per fare uno dei tanti esempi che non hanno cambiato il problema e di come anche un termine datato ed indefinito come 'zona rossa' possa essere utilizzato ad effetto per ogni stagione. Il vero problema, che non viene affrontato nemmeno dal governo in carica che di questo ne aveva fatto una bandiera, è l'efficacia dei provvedimenti nei confronti di chi delinque: valorizzare il grande e straordinario lavoro delle forze dell'ordine senza svilirle ponendole nelle condizioni di non vedersi il giorno dopo
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nello stesso luogo (e non importa se questo luogo sia compreso in una zona rossa o meno), quelle stesse persone che hanno bloccato e allontanato, applicando un provvedimento già emesso più volte, magari arrestato e portato davanti al giudice, dopo una notte passata a compilare moduli e scartoffie, è la vera sfida, più volte richiamata anche dai sindacati, da tutti i sindacati di Polizia. In appelli che puntualmente, a tutti i livelli, rimangono lettera morta. Sfida nei confronti della quale l'invocazione o l'applicazione tardiva delle 'zone rosse' temporanee corrisponde a poco più di una distrazione.
 

Gi.Ga.
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Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consigliere Corecom (C...   

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