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Accordo Aimag-Hera naufragato, ora vanno restituiti i 30 milioni: doppio rischio

Accordo Aimag-Hera naufragato, ora vanno restituiti i 30 milioni: doppio rischio

Situazione anomala. Nelle società a controllo pubblico, le anticipazioni dovrebbero arrivare da istituti finanziari terzi, non da un socio industriale privato


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Dopo la bocciatura clamorosa del piano di fusione in Hera, iniziano le piaghe per Aimag? Fra cavallette e locuste? Il primo triste ostacolo da superare sarebbe la restituzione obbligatoria a Hera, entro fine ottobre, di un prestito da 30 milioni. Un importo non marginale e non casuale: è circa il 15% del patrimonio stimato di Aimag: giusto la differenza che mancherebbe a Hera per salire alle percentuali dell’accordo bocciato, se fosse convertibile in aumento di capitale. Ma non è un fulmine a ciel sereno: il prestito risale al 2023: una “linea ponte” che nei bilanci è stato definito come “strumento di anticipazione funzionale al nuovo assetto societario”. In pratica, un’anticipazione legata all’operazione di integrazione con Hera, stipulata mesi prima del passaggio nei Consigli comunali e alla Corte dei conti.
 

Con quel prestito si è creato un vincolo patrimoniale che ha modificato i rapporti di forza interni fra Hera e Aimag prima ancora della decisione politica. Determinando un fattore di irreversibilità: che si ha quando un atto preliminare, come un prestito o un’anticipazione, condiziona le scelte successive rendendo difficile o troppo costoso tornare indietro. Qui è accaduto esattamente questo: Aimag ha accettato un finanziamento da un socio di minoranza che, per definizione, non dovrebbe essere creditore ma partecipante al rischio.
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E Hera, da semplice socio, è diventata interlocutore finanziario diretto, in posizione di vantaggio informativo e decisionale. Un atto che, per i principi di correttezza amministrativa, avrebbe quantomeno richiesto un’interlocuzione ufficiale con i soci pubblici - se non un’autorizzazione preventiva - e una motivazione di necessità non solo dichiarata ma dimostrata.
 

È una situazione anomala. Nelle società a controllo pubblico, le anticipazioni dovrebbero arrivare da istituti finanziari terzi, non da un socio industriale privato che ha un interesse diretto a modificare la governance. Il prestito espone ora l’amministrazione a un doppio rischio. Se la restituzione dovesse creare tensioni finanziarie, scatterebbe un problema di responsabilità gestionale per la presidente Paola Ruggiero (nella foto) e per il CdA che ha approvato l’operazione. Se invece Aimag riuscisse a rimborsarlo senza difficoltà, verrebbe meno tutta quella narrazione della crisi che giustificava la fusione con Hera.
 

In entrambi i casi, la credibilità politica del CdA si indebolisce. Così come quella del sindaco Riccardo Righi: che in questi mesi ha portato avanti la linea di Hera come se fosse l’unica scelta inevitabile, senza cercare alternative. Trascinando i suoi consiglieri comunali in una posizione giuridicamente fragile e politicamente insostenibile.
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Con l’aspetto tragicomico che loro, in questo momento, penseranno invece davvero che il debito insormontabile sia la prova della bontà dell’operazione. E che la colpa sia tutta dei magistrati contabili.
Eli Gold
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Dietro allo pseudonimo 'Eli Gold' un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da 'Eli' ricade solo sul direttore della tes...   

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