Flotilla, così il dissenso si auto-ridicolizza

Nei social il pensiero dovrebbe essere libero, e invece viene confinato in schemi di ridicolo e polarizzazione. La vera forza non è militare, è comunicativa
Oggi abbiamo la Flotilla. Navi civili che attraversano il Mediterraneo per portare aiuti ai palestinesi di Gaza, sfidando governi e marina militare. Non stiamo parlando di un corteo autorizzato, però sono imbarcazioni in acque internazionali. Internazionali, cioè libere per definizione, fino a poche miglia dalla costa, secondo il Manuale di Sanremo. Eppure le regole cambiano: non comanda il diritto del mare, comanda chi ha le fregate. Israele decide che la sua giurisdizione arriva ben oltre le 12 miglia - qualcuno dice per lo stato di guerra permanente e per la sicurezza, qualcuno dice per via dei giacimenti di gas che stanno là sotto. Così la legge cede il passo alla forza.
Ma chi osa sfidarla viene bloccato. E chi osa protestare viene trattato come un villeggiante del venerdì. Perché chi comanda è stato furbo, ha organizzato la comunicazione a regola d’arte: prima i microattentati fatti passare per autocombustioni; poi i black bloc infiltrati fra i cortei dei manifestanti; poi gli appelli dei potenti a “responsabili rientri” – tanto laggiù muoiono solo decine di migliaia di persone e bambini non meglio definiti; poi lo scherno per gli scioperanti, rafforzato a più riprese dalla Meloni.
La dinamica è sempre la stessa dall’avvento dei social: ogni protesta viene frantumata in liti da bar, alimentate da algoritmi che conoscono paure e desideri meglio di chi li prova. Ognuno è convinto di essere indipendente, e invece tutti si muovono e corrono come tanti dalmata nella Carica dei 101. Non servono notizie, servono reazioni. Poi arrivano i media, che perfezionano il gioco: non spiegano, non confutano, ridicolizzano. Il dissenso non si spegne con la censura, si svuota con la caricatura. A Castelnuovo si tenta il boicottaggio dei farmaci israeliani? Paradossalmente si va nella stessa direzione: perché il risultato reale è fornire ai social e ai media l’ennesima caricatura, utile a screditare chiunque osi legare il contesto locale alla politica internazionale. È il dissenso che si auto-ridicolizza, regalando all’opinione pubblica l’alibi definitivo per non prenderlo sul serio.
In mare aperto la Flotilla dovrebbe essere libera, e invece viene fermata. Nei social il pensiero dovrebbe essere libero, e invece viene confinato in schemi di ridicolo e polarizzazione. La vera forza non è militare, è comunicativa: far credere che chi si ribella sia irrilevante, che ogni crepa sia un clown. Così non servono armi né trattati: per affondare una nave oggi bastano algoritmo e meme.
Magath
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