Il corteo pro-Pal, la città paralizzata, la kefiah e il negazionismo su Hamas: così si rinuncia alla complessità

Tutti vincono e nessuno perde, ognuno impegnato a vestire i panni del proprio personaggio. Intanto il meteorite, come in Don't look up, incombe
Ecco, in quelle bandiere palestinesi affiancate a nostalgiche falce e martello, in quelle kefiah al collo, in quelle grida inneggianti l'Intifda, in quegli slogan in arabo mischiati a canzoni di Gaber, traspare l'integralismo di chi - magari in buona fede - predica una verità a senso unico.
Una verità talmente radicalizzata che consente ai leader di turno di cavalcare l'onda, di elevare la propria azione a una piattaforma politica, spesso legata a legittimi desideri di carriera personale, che con le ragioni della piazza ha poco o nulla a che fare.
A Modena, a differenza di quanto avvenuto in altre città, oggi non c'è stata violenza, eppure quell''avanti miei prodi' gridato dal segretario provinciale Cgil Daniele Dieci pronto a guidare le truppe alla 'conquista' del blocco della tangenziale, è di per sé inquietante, oltre che repellente all'udito e penalmente rilevante (anche se siamo certi che finirà tutto in cavalleria). Gesto davvero poco eroico se si pensa a chi, per questa bella pensata del leader della Cgil, ha dovuto ritardare una corsa in ospedale o a un'ambulanza che non ha potuto raggiunge un paziente in fin di vita. Qui, a Modena, non in Medio Oriente. Altro che 'leggi fasciste', per citare Dieci.
A Gaza è in corso un genocidio, l'azione del governo di Israele ha qualcosa che travalica anche il concetto di vendetta, per sforare in un infernale massacro ai danni di civili, senza pietà per i bambini.
Affermare questa realtà non significa chiudere gli occhi davanti alle azioni di un terrorismo islamico il cui operato è limitato unicamente dalla scarsità di mezzi e non certo dalla volontà di distruzione. Non servono avversativi, non servono 'però' o correlazioni giustificative. E' vero l'orrore del genocidio ed è vero l'orrore di un radicalismo islamico terrorista. Sono veri entrambi. Così come è vero che il primo orrore sta mietendo un numero di vittime infinitamente superiore al primo. Ecco, di questa banale frattura del dualismo bene-male, di questo lieve tentativo di avvicinarsi al complesso, nella piazza di oggi, nel grido sordo e ottuso 'occupiamo la tangenziale per la Palestina' non vi era traccia. La piazza, come spesso accade guidata da una ideologia ingenua, non ne ha dato minimamente conto e - cosa ben più grave - non ne hanno dato conto i leader che hanno organizzato la protesta.
Sulla scia del giacobinismo di Francesca Albanese che nemmeno vuol sentire parlare di ostaggi, sulla scia di chi vuole vietare nelle farmacie comunali le medicine di Tel Aviv, sulla scia delle bandiere palestinesi issate sulla Ghirlandina o finanche a coprire il Crocefisso, la piazza e i suoi leader festeggiano il successo numerico della manifestazione di oggi. Il Pd corre a metterci il cappello, il M5S pure, il centrodestra attacca non certo per difendere una idea, ma per difendere il Governo.
E così, in questa eterna corsa a una poltrona (vera o virtuale poco importa), finisce anche la giornata del 'blocchiamo tutto'. Dove tutti vincono e nessuno perde, ognuno impegnato a vestire i panni del proprio personaggio. Intanto il meteorite, come in Don't look up, incombe sulla testa di tutti e - certamente - se ne frega di una tangenziale bloccata.
Giuseppe Leonelli
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