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Probabilmente prevale ancora, nella testa di chi legifera e dispone dei servizi ai cittadini, che i montanari altro non sono che zoticoni, provinciali, gente che ragiona un tanto al chilo e che non ha bisogno che qualcuno gli dica che cosa devono fare.
Sì perché probabilmente, l’evoluzione del progresso, è inversamente proporzionale ai servizi dislocati sul territorio. E’ paradossale infatti che, con l’espansione di quella che possiamo definire l’appendice del distretto ceramico, tra Serramazzoni e Pavullo, e quindi con un futuro aumento di posti di lavoro e conseguentemente aumento demografico sul territorio, venga a mancare un servizio fondamentale come il punto nascite.
E’ oltremodo strano che, un servizio come quello del punto nascite si debba basare su numeri sterili, senza poter far capire che cosa c’è di poco sicuro se in un luogo nascono meno di 500 bambini l’anno, vuoi perché il territorio di per sé non è popolatissimo di base, vuoi perché la crescita demografica non è esattamente in aumento già a livello nazionale, figurarsi in montagna!
Poi certo, evidentemente la montagna dev’esser vista necessariamente come luogo di villeggiatura o come un luogo dove andare a pensionarsi dopo essere stati immersi nella nebbia per quarant’anni di lavoro, con buona pace di chi il territorio lo vuole fare vivere.
Poi sì, è una legge fisica, la forza di gravità ci porta verso il basso, è normale che i montanari anzi, le montanare debbano andare giù con la piena anche per partorire. Probabilmente qualche “piangiano” manco immagina che ci sia un ospedale che può fornirgli un servizio quando va a mangiare i funghi o va alla festa del cioccolato. Gli stessi che magari se guardano sulla loro carta d’identità, vedono che sono nati a Pavullo nel Frignano. Ma tant’è, l’Italia è nota per sperperare le eccellenze, la montagna è perfettamente in linea con la tendenza. Del resto, i montanari non vogliono essere secondi a nessuno, hasta la provincia siempre!
Ed è inutile ora che ci si passi le colpe, che si dica che i comuni montani che non hanno avuto la deroga è perché hanno giunte di centro destra, la verità è che gli stessi ad aver dilapidato il patrimonio che avevano, sono stati i cittadini frignanesi, che sono stati bravi (forse) a protestare nel momento in cui ci sono stati gli incontri a partire dal 2011 a questa parte, ma sono stati i primi a non vigilare, a lasciarsi passare addosso ogni cosa, ad accettare certe connivenze. E soprattutto perché si parla di unione dei comuni o comunità montana, quando questi sono solo organi politici litigiosi, che non rappresentano nessuno se non chi ne fa parte, e i cittadini hanno tutto fuorché l’unità di intenti. D’accordo che mettere in linea dieci comuni si fa fatica, ma dieci comunità dovrebbero, su una cosa così grave, essere un sol uomo!
E che dire della micidiale cultura di base che vuole che per raggiungere la montagna sia necessario dover fare migliaia di curve, che non s’arrivi più e che quindi andarci a lavorare sia deleterio? Deve per forza valere solo la legge di Newton, non sia mai che qualcuno voglia fare il salmone che risale la corrente? Perché non si dice ad esempio che in montagna, certo personale specializzato non ha voluto metterci piede? Perché solo certe categorie devono giocoforza spostarsi mentre altre possono difendere una rendita di posizione che non si sa da che diritto nasca?
Poi probabilmente non è finita, non può finire, spero in un moto d’orgoglio, non dico la guerra partigiana, ma almeno non la rassegnazione. Perché non è giusto che a occuparsi di montagna sia gente che ci mette piede solo per mangiare la polenta o per sciare e ignora il mondo che c’è dietro. E’ una palese violazione dell’articolo 3 della costituzione. Noi non siamo meno uguali di altri.
Stefano Bonacorsi