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'I giornalisti dovrebbero controllare quello che fanno gli scienziati e i politici, ma se si trasformano da agenti di controllo in comunicatori, allora abbiamo un unico patto che tiene insieme giornalisti, scienziati e politici. Questo fatto è fortemente riduttivo per la democrazia. Si può accettare che in un telegiornale non si veda mai uno che non è d’accordo con la campagna vaccinale? Ma ci sarà nel 30% di italiani che non sono d'accordo, qualcuno che quando arriva il giornalista del Tg dica 'io non mi voglio vaccinare'?'
Le parole pronunciate pochi giorni fa da Michele Santoro negli studi de La7 risuonano ancora come un monito scomodo e potente al mondo del giornalismo italiano.
Una lezione che va ben oltre il tema vaccianale e che fino a pochi mesi fa appariva banale, ma che oggi non lo è più.
Senza scomodare il concetto aureo di 'cane da guardia del potere', i giornalisti sono semplicemente chiamati a raccogliere le voci, soprattutto se autorevoli e qualificate, in un dibattito aperto, non a fare da semplice cassa di risonanza a una unica voce (al di là del merito stesso delle questioni). Una regola che pareva scritta nel cielo, applicabile ad ogni ambito della convivenza sociale, ma ormai anche il cielo non è più lo stesso.
Santoro, durante la trasmissione, è stato messo nel mirino delle critiche del conduttore e degli altri giornalisti in studio. 'Se parli del globo terrestre devi avere un terrapiattista?' ha chiesto ironicamente Giovanni Floris. 'Michele è diventato un po' no vax' ha aggiunto sogghignando Marcello Sorgi. 'Becero qualunquismo antimilitarista' ha rincarato la dose Alessandro Sallusti riferendosi ai dubbi di Santoro sulla figura simbolica del generale Figliuolo.
'Allora se ascolto opinioni no vax divento no vax e se raccolgo le dichiarazioni di un killer divento un killer...' ha replicato Santoro con una iperbole, ricordando, restando al dibattito sui vaccini, come finanche il premio Nobel Luc Montagnier sia stato marginalizzato e insultato per aver espresso opinioni difformi.
Ma ormai l'onda è montata e il punto di non ritorno appare scavallato, tanto che Santoro per difendere una opinione cristallina, ha dovuto usare lo scudo personale della replica alla domanda oggi suprema, pietra miliare di ogni dibattito, genesi stessa dell'essere ancor prima del quesito sulla esistenza di Dio. A porgliela è stato lo stesso Floris: 'Michele lo hai fatto il vaccino?'. Una domanda del tutto fuori luogo, che riguarda la salute personale e alla quale chiunque, in un mondo normale, dovrebbe rispondere con un semplice 'sono fatti miei'. Ma anche Santoro, per smarcarsi dall'etichetta di No vax e per essere accettato, ha dovuto rispondere: 'Certo che l'ho fatto, sono assolutamente favorevole'.
Perchè oggi la forza delle idee in quanto tali non ha più valore, o almeno ha un valore condizionato dal sì a una puntura. E a questo nuovo diktat il giornalismo si piega, dimenticando che ascoltare voci autorevoli differenti è un dovere e non uno strizzare l'occhio a teorie negazioniste, e soprattutto senza accorgersi che nel piegarsi rischia di morire.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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