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Aemilia 1992, il boss 'detta legge' in aula: 'No alle telecamere'

Aemilia 1992, il boss 'detta legge' in aula: 'No alle telecamere'

Lo ha chiesto Nicolino Grande Aracri, capo della cosca di 'ndrangheta di Cutro, durante la prima udienza del nuovo processo di Reggio Emilia, dove e' imputato assieme ad altri per gli omicidi di 23 anni fa di Nicola Vasapollo e Giuseppe Ruggiero


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No alle riprese audio e video delle udienze da parte dei giornalisti. Lo ha chiesto Nicolino Grande Aracri, capo della omonima cosca di 'ndrangheta di Cutro, durante la prima udienza del nuovo processo di Reggio Emilia, dove e' imputato assieme ad altri per gli omicidi di 23 anni fa di Nicola Vasapollo in citta' e Giuseppe Ruggiero a Brescello.

Il procedimento di primo grado sui fatti di sangue del 1992 si e' aperto questa mattina nell'aula di corte d'assise del tribunale reggiano dove, poco dopo che il presidente del collegio giudicante Dario De Luca (a latere Silvia Guareschi e sei giudici popolari) ha domandato ai difensori se intendessero opporsi alla richiesta della stampa (nessuno in aula lo ha fatto) il boss, collegato in videoconferenza dal carcere di Opera, ha alzato la cornetta del telefono per comunicare al suo legale di essere contrario. Il motivo lo spiega lo stesso avvocato, Filippo Giunchedi del foro di Bologna, sottolineando che 'essendo questo processo in gran parte basato sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia (in primis Antonio Valerio condannato per gli stessi delitti a otto anni, ndr) si vuole evitare che questi ultimi, conoscendo le dichiarazioni di terzi, possano riportare informazioni non di prima mano'.
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In 'linea di principio- dice Giunchedi ai cronisti- non siamo contrari e non vogliamo togliere nulla al vostro lavoro. Ma Grande Aracri, avendo esperienza e sapendo che i collaboratori spesso cambiano le loro dichiarazioni, vuole evitare che il verificarsi di questo fenomeno 'osmotico''. 

Si tratta pero' di un copione non nuovo e gia' seguito anche dagli avvocati degli imputati nel maxi processo Aemilia (da cui quello odierno trae origine), dove uno dei cardini della strategia difensiva era la delegittimazione della credibilita' dei pentiti. Secondo Giunchedi, quello appena partito e' comunque 'un processo interessante' dove a suo dire non mancheranno 'colpi di scena'. La 'Procura- spiega- lo imposta sulle dichiarazioni dei pentiti, noi riteniamo che non sia tutto li', ma ci sia la necessita' di rivisitare quei drammatici fatti del 1992 anche perche' e' passato molto tempo e la tecnica e' cambiata. E' un processo in cui secondo noi si unisce l'aspetto giuridico a quello dello sviluppo scientifico'. Giunchedi anticipa gia' che chiamera' come teste Antonio Valerio, mentre ha gia' depositato un'istanza di revoca della custodia cautelare per il suo assistito che 'soffre di gravi problemi cardiaci e deve essere portato in un luogo dove puo' curarsi adeguatamente'.
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Un altro nodo imprevisto, che saranno i giudici reggiani a sbrogliare. Le udienze del nuovo processo sono fissate in una a settimana, sempre di venerdi'.
Si parte il prossimo 29 marzo.
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