Brescello, i Grande Aracri agivano come un 'gruppo unico'
Quando il capofamiglia non poteva agire, lo facevano per lui la moglie o i figli. A dirlo è il commissario di Polizia Saverio Pescatore
A tavola con Nicolino, hanno appurato gli investigatori, c'erano infatti i nipoti Salvatore e Rosita Grande Aracri (figli di Francesco) e la cognata Santina Pucci (moglie di quest'ultimo). Gli stessi figli di Francesco, Paolo e Salvatore - entrambi imputati nel processo - gestivano in modo 'attivo' gli affari della famiglia. Una conversazione captata di Paolo, ad esempio, lo vede in rapporti con uno dei referenti della cosca emiliana, Alfonso Diletto (detto 'la scimmia' o 'Fronzo' per i più intimi) a parlare di alcuni assegni da recapitare ad una certa 'zia Maria', poi identificata in Giuseppina Mauro, moglie di Nicolino. Per quanto riguarda Salvatore, 42 anni, invece, è stato appurato che prese parte alla cena del 21 marzo 2012 nel ristorante Antichi Sapori di Gaida, dove il clan 'reggiano' organizzò la controffensiva alle interdittive antimafia. Ma lo stesso anno trattò anche con Antonio Silipo, uno dei 'promotori' dell'organizzazione emiliana, un affare in provincia di Modena. Si trattava dei lavori edili di costruzione di un autolavaggio in una stazione di servizio che la ditta dei Grande Aracri, 'Eurogrande', si accapparrò per 18.000 euro. Salvatore (che al telefono si presentò in quell'occasione come 'il marmista') se ne occupò personalmente, ma per Pescatore, 'il padre (Francesco, ndr) non era all'oscuro'. Della partita era anche una società riconducibile all'imprenditore Gino Gibertini, che nel processo d'appello di Aemilia è stato assolto.
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