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Colf e badanti, in provincia 13.200 lavoratori, il 77% stranieri

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Circa 3.400 quelli a Modena. Numeri che raddoppiano se si considerano gli irregolari. Il Comune: 'Abbiamo bisogno di nuovi ingressi di stranieri'


Colf e badanti, in provincia 13.200 lavoratori, il 77% stranieri
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Colf e badanti: in provincia di Modena sono 13.200 i lavoratori regolari, per il 77% stranieri. Per il territorio comunale del capoluogo si tratta quindi di circa 3.400 persone, che in realtà raddoppiano se si considerano i lavoratori non in regola. Sono alcuni macro-dati diffusi dal Comune di Modena nel documento 'Prendiamoci Cura' che stabilisce le linee di indirizzo delle politiche del welfare modenese fino al 2024. “Di queste professioni abbiamo e avremo sempre più bisogno; in generale è urgente l’attivazione di nuovi flussi di ingresso di stranieri, senza i quali il welfare dei servizi rischia l’implosione. Nelle linee di indirizzo del documento si ribadisce quindi “la necessità della regolarizzazione e della tutela, oltre che di percorsi di formazione mirata”.

Formazione ed integrazione di certe figure in un sistema che per quanto riguarda il settore prevalente di attività, quello dell'assistenza agli anziani, deve integrarsi con un cambio radicale di paradigma anche nell'assistenza pubblica, in struttura, diurna o residenziale.

E in questo senso il documento del comune, pare, almeno negli indirizzi, venire incontro a quando i comitati di famigliari ed operatori delle Cra e della RSA, oltre che delle strutture per disabili chiedono. La revisione del sistema di accreditamento che in questi ultimi anni, con l'affidamento della maggior parte dei servizi e della gestione a soggetti esterni, privati, ha portato alla prevalenza di una logica aziendale, privata, appunto, rispetto alle caratteristiche del pubblico. In questo senso dal documento emerge l'auspicio di “un coinvolgimento degli Enti Locali nella revisione della normativa sull'accreditamento regionale delle strutture residenziali che ospitano anziani non autosufficienti e disabili. Nella definizione delle Politiche per la non autosufficienza è fondamentale – si legge nel documento - riaffermare il ruolo strategico di governo del Comitato di Distretto al quale competono funzioni di indirizzo, programmazione, regolazione e verifica in stretto raccordo con la Conferenza Territoriale sociale e sanitaria”.


Inoltre, le Cra devono essere inserite a pieno titolo all'interno dei sistemi sociosanitari territoriali e vanno studiate nuove sinergie con Ospedali di Comunità e Case della Salute per garantire ai cittadini la continuità della cura.

Le linee di indirizzo individuano poi una serie di fattori su cui concentrare le azioni. Si va dalla qualificazione e responsabilizzazione dei soggetti gestori delle strutture residenziali per anziani (Cra), attraverso stabilità del personale, formazione e aggiornamento di tutti gli operatori, immissione nel mercato del lavoro di un numero sufficiente di Oss e infermieri, ma anche di psicologi, e di altre figure. In particolare, “la Regione deve rimuovere alcuni limiti strutturali circa la possibilità di reperire personale sanitario, con riferimento soprattutto agli infermieri professionali, insufficienti rispetto al fabbisogno, agendo sul Governo affinché questa carenza sia colmata sul piano formativo. È necessario riqualificare i percorsi di studio per disporre di personale sociosanitario adeguato e oltre alla qualificazione, ne va migliorata l'incentivazione e la motivazione, anche attraverso adeguamenti salariali.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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