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Sono passati 35 anni dalla sera del 3 settembre 1982 quando i sicari inviati da Cosa Nostra uccisero in via Carini a Palermo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo.
“L’ordine di eliminare Dalla Chiesa arrivò a Palermo da Roma. Dal deputato Francesco Cosentino”. Questo quanto pubblicato ad aprile di quest'anno dal Fatto Quotidiano che ha riportato le parole di Roberto Scarpinato, procuratore generale di Palermo ascoltato in Commissione Antimafia. Democristiano, andreottiano, massone, Cosentino, morto nel 1985, era un potente parlamentare della Dc, segretario generale della Camera, fedelissimo di Giulio Andreotti e personaggio di rilievo della loggia massonica P2 di Licio Gelli.
Scarpinato ha infatti rivelato ai commissari dell’antimafia che Gioacchino Pennino, medico, uomo di Cosa nostra e massone, diventato collaboratore di giustizia ha raccontato di aver saputo da altri massoni che “l’ordine di eliminare Carlo Alberto dalla Chiesa arrivò a Palermo da Roma, dal deputato Francesco Cosentino”.
Scarpinato ha proseguito il suo racconto, mettendo a fuoco i complessi rapporti con la massoneria dei corleonesi di Totò Riina e Bernardo Provenzano, dopo l’eliminazione di Bontate.
'La Mafia ormai sta nelle maggiori città italiane dove ha fato grossi investimenti edilizi o commerciali e magari industriali. A me interessa interessa la rete mafiosa di controllo, che grazie a quelle case, a quelle imprese, a quei commerci magari passati a mani insospettabili, corrette, sta nei punti chiave, assicura i rifugi, procura le vie di riciclaggio, controlla il potere'
Redazione Pressa
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