La tragedia dell'11 settembre: Bologna smemorata
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La tragedia dell'11 settembre: Bologna smemorata

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La timidezza celebrativa di Bologna fa riferimento quindi ad una collocazione politica contraddistinta da una pietà umana selettiva


La tragedia dell'11 settembre: Bologna smemorata
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Pochi giorni fa, l’11 settembre, tutto l’Occidente ha ricordato la tragedia che ha colpito gli Stati Uniti nel 2001: l’attacco terroristico al World Trade Center e al Pentagono. Anche Bologna ha compiuto il suo gesto di cordoglio con una corona di fiori. L’ha deposta il presidente del quartiere Porto Saragozza, Lorenzo Cipriani, nel parco che ricorda la tragedia. Nessun consigliere o assessore, per non parlare del sindaco uscente. Nessuno. E la commemorazione ha avuto una tale risonanza, che a Bologna non lo sapeva nessuno. Onore a Cipriani per la civiltà e sensibilità.

Persino Modena, poco distante da Bologna e città che dal dopoguerra ad oggi non ha mai sostanzialmente cambiato il colore dell’Amministrazione, ha proposto un evento importante per ricordare i morti di quel giorno. Si è svolto nel Cortile d’Onore del Palazzo Ducale, sede dell’Accademia Militare, alla presenza del sindaco Giancarlo Muzzarelli e di tante autorità cittadine.

È stato proiettato un video messaggio di ringraziamento da parte del Console Generale Americano di Firenze, la dottoressa Ragini Gupta, e lo spettacolo ha regalato momenti gradevoli sul piano musicale, ma soprattutto emozionanti. Occorre darne merito all’Amministrazione modenese al contrario di Bologna che ha deposto una corona di fiori in un assordante silenzio.

Eppure, il capoluogo emiliano è storicamente conosciuto e apprezzato per essere da sempre una città dal cuore generoso, accogliente, sensibile alle tragedie umane. Perché questa scelta così sotto traccia? Oltretutto, Bologna è in campagna elettorale per le prossime amministrative e, come è risaputo, la politica di qualsiasi colore è sempre a caccia d’occasioni per tagliare un nastro, pronunciare discorsi, creare eventi che possano rimbalzare sui giornali, sulle televisioni e, soprattutto, sui social, luogo nel quale si è spostato il dibattito politico.

La commemorazione dell’11 settembre 2001 a Bologna, invece, è scivolata via, non degna neppure di uno di quei soliti discorsi inutili e retorici. Perché? Si deve pensare che il candidato sindaco, Matteo Lepore, avrebbe perso una parte di consenso della sua base se avesse da responsabile della cultura imitato la scelta modenese?

La questione “11 settembre” è stata liquidata così su Tweet dall’ex Assessore: “ L’11 Settembre ha segnato la storia per sempre: il golpe che portò alla morte del presidente socialista cileno Allende, e l’attentato alle Torri Gemelle di New York” Fine. Prima Allende e poi l’attentato senza dilungarsi molto. A seguire nei commenti, naturalmente, vesti stracciate per il politico marxista e un sostanziale “chissenefrega” per i morti degli attentati.

La timidezza celebrativa di Bologna fa riferimento quindi ad una collocazione politica contraddistinta da una pietà umana selettiva: morti da ricordare e altri non degni d’attenzione ed è sicuramente collegata ad un commento che nel 2001 circolava in certi ambienti ancora in attesa della Rivoluzione: “Se la sono andata a cercare! Nessuno ha incaricato l’America di essere il poliziotto del mondo! Se i marines restavano nelle loro caserme, tutto questo non sarebbe mai accaduto”.
Una seconda risposta ha ritrovato consenso nelle parole odierne dei Talebani: “Bin Laden non c’entra nulla con le Torri Gemelle! È stata la CIA a minare e far implodere i due grattacieli, per trovare la scusa di un’azione militare in Afghanistan e in Iraq. L’aereo che si è schiantato in Pennsylvania era per un normalissimo guasto, che è passato quale gesto eroico dei passeggeri per evitare che si abbattesse su Washington. Nessuno ha visto il volo AA77 colpire il Pentagono!”.

Curioso è il fatto che molti di costoro, appartenenti ai cosiddetti “complottisti”, sono gli stessi che non credono alla missione Apollo 11, al “piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’Umanità”. L’America non può aver vinto questa sfida. Ha barato. Tutto è stato girato a Hollywood, da Stanley Kubrick.
E ci può stare, considerata la corsa allo spazio di Stati Uniti e URSS, che Kennedy si fosse protetto le spalle, facendo confezionare dal regista di “2001: Odissea nello spazio” un filmato pronto in caso d’insuccesso. Ma la domanda resta sempre la stessa, giustificando la ritorsione dei terroristi, prestando fede ad un mortale stratagemma organizzato dalla CIA per andare in Afghanistan e far ammazzare altre tremila persone, per poi tornarsene a casa pochi giorni fa.
Che colpa avevano i piloti e il personale dei quattro aerei usati come proiettili contro i simboli dell’America? Che colpa avevano i passeggeri? Che colpa avevano gli impiegati del World Trade Center, i visitatori e i bambini in gita scolastica. Che colpa avevano i 343 Vigili del Fuoco, i 72 poliziotti, i 55 soldati accorsi per tentare di salvare delle vite da quella catastrofe. Che colpa avevano le 4600 persone - tra pompieri, medici e infermieri delle autoambulanze, agenti di polizia e semplici cittadini – decedute nei mesi successivi per patologie correlabili all’attentato?
Per il capoluogo emiliano e la sua Amministrazione, costoro hanno meritato una corona di fiori deposta dal presidente di un consiglio di quartiere e nulla più. E ciò non è da “bolognese”, certamente delude, rattrista e preoccupa.

Massimo Carpegna

Massimo Carpegna
Massimo Carpegna

Visiting Professor London Performing Academy of Music di Londra. Docente di Formazione Corale e del master in Musica e Cinema presso Istituto Superiore di Studi Musicali Vecchi Tonelli..   Continua >>


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