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Addio agli ultimi esemplari di alberi nel comparto ex mercato bestiame. Durante il decennale abbandono dell'area, di alberi, anche di alto fusto, ne ne erano nati cresciuti, e ne erano stati anche abbattuti tanti. Ma questi avevano una particolarità in più: quella di essere gli unici rimasti, tra i testimoni di quel lungo filare che accompagnava il perimetro del confine tra area dell'ex mercato bestiame e l'ex macello pubblico. Edifici per attività commerciali legate alla filiera del commercio delle carni, che definivano le attività che prosperavano in quell'area, poi vittima di piani urbanistici sbagliati e naufragati sotto il peso della loro mancata visione e previsione dei cambiamenti della società e dell'economia.
Il risultato fu devastante.
Venticinque anni di abbandono, in cui si susseguirono i doppi mandati di tre sindaci PD e, forse, il danno più grosso: quello di un'area strategica negata per decenni alla città. Simboleggiata dallo scheletro del rotore. Una situazione che provocò la svalutazione immobiliare anche di migliaia di appartamenti ed attività della zona. Un danno enorme che nessuno ha mai pagato ma del quale, soprattutto, nessuno ha mai risposto.
Dopo 25 anni la prospettiva è quella di un comparto che oltre agli elementi pubblici dati dalla scuola innovativa e dalla nuova sede dell'ufficio per l'impiego vedrà, della parte abbandonata da 25 anni, la realizzazione del comparto Abitcoop che prevede la realizzazione soprattutto di palazzine a edilizia residenziale pubblica. Nulla di innovativo, soprattutto sul piano energetico dove la grande rivoluzione per questa zona doveva essere rappresentata dal 2009, dall'utilizzo della forza termica generata dall'inceneritore. Ricordiamo che dallo stesso progetto presentato da Hera, e collegato alla realizzazione della quarta ed unica linea dell'inceneritore che ne definiva anche il potenziamento, quella zona della città così come tante altre in direzione ovest dovevano essere teleriscaldate dalla potenza termica generata dall'inceneritore per un equivalente di 10.000 caldaie singole, togliendo una enorme quantità di emissioni nocive in atmosfera e compensando la CO2 prodotta dall'inceneritore stesso. Così come avviene tutt'oggi per l'inceneritore di ultima generazione, a Copenaghen. Una visione urbanistica, e un piano di sviluppo energetico completamente abbandonato e, possiamo dirlo, tradito. Senza che nessuno, anche in questo caso, ne abbia dato conto.
Gianni Galeotti
Gianni Galeotti
Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie.. Continua >>